1. Sono stati definite le modalità che porteranno al congresso fondativo del PDL, che avrà luogo dal 27 al 29 marzo. Come affermato da Denis Verdini e Ignazio La Russa, c'è pieno accordo sullo Statuto e sul fatto che il Pdl avrà tre coordinatori e una direzione nazionale. Non appena disponibili pubblicheremo tutti i dettagli sulla composizione di questo organo.
Forza Italia ha già sancito la confluenza nel Pdl con il consiglio nazionale dello scorso 21 novembre, altri piccoli partiti (come la Dc di Rotondi) lo hanno già. fatto, altri lo faranno in febbraio. Alleanza nazionale farà. i congressi nel mese di febbraio e poi quello nazionale in marzo per decretare la confluenza nel Pdl.
2. Ieri la Camera ha approvato la legge contro le molestie e gli atti persecutori, il cosiddetto "stalking". Il testo introduce nel codice penale il reato di molestie insistenti, punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Questa legge, presentata dal Ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, passa ora all'esame del Senato.
3. La settimana prossima la Camera voterà le modifiche alla legge per le elezioni europee del 6 e 7 giugno. Come è noto sarò introdotto lo sbarramento al 4%, per continuare il cammino di semplificazione della politica iniziato con le elezioni politiche 2008 e portare in Europa gruppi numerosi e coesi, in grado di meglio tutelare gli interessi italiani.
4. E' partita l'operazione "Linea amica". Voluta dal ministro Brunetta, l'iniziativa vuole avvicinare ancora di più cittadini e pubblica amministrazione, per offrire servizi sempre più efficienti e accessibili con facilità, via telefono o via internet. Per informazioni vai sul portale www.lineaamica.it oppure chiama 803 001 (solo da telefono fisso).
Per approfondire queste e le altre notizie della settimana, usa www.ilpopolodellaliberta.it e www.governoberlusconi.it.
Grazie per l'attenzione. Buona fine settimana,
on. Antonio Palmieri
responsabile comunicazione elettorale e internet Forza Italia/PDL
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Sito di informazione politica
della sede di Gioia del Colle
sabato 31 gennaio 2009
martedì 27 gennaio 2009
Noi non dimentichiamo!
SE QUESTO E' UN UOMO
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case;
Voi che trovate tornando la sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce la pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì e per un no
Considerate se questa è una donna
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno:
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole:
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli:
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri cari torcano il viso da voi.
Primo Levi
lunedì 26 gennaio 2009
Accordo storico sulla contrattazione collettiva. Pd in panne e Cgil isolata
di Antonio Maglietta
maglietta@ragionpolitica.it
venerdì 23 gennaio 2009
Giovedì scorso è stato siglato a Palazzo Chigi uno storico accordo quadro sulla riforma della contrattazione collettiva; una svolta che si attendeva da tempo visto che l'ultimo accordo in materia era del 1993. L'accordo prevede alcune novità importanti: un nuovo modello contrattuale comune, valido sia per il settore privato che per quello pubblico; l'addio al tasso di inflazione programmata imposto dal governo e l'arrivo dell'indice di inflazione previsionale che dovrà essere definito da un istituto terzo ancora da individuare; il passaggio da due a tre anni della durata dei contratti; incentivi strutturali alla contrattazione di secondo livello con la clausola che i lavoratori che non godono di questo tipo di contrattazione potranno comunque fare affidamento su elementi economici di garanzia nella misura e alle condizioni concordate nei contratti nazionali; gli incentivi al lavoro pubblico dovranno essere dati compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica (il calcolo delle risorse sarà demandato ai ministeri competenti previa concertazione con le organizzazioni sindacali); nuove regole sulla rappresentatività sindacale, limitatamente alle aziende di servizi pubblici locali.
L'accordo quadro è stato firmato da 25 sigle (mancano per ora all'appello l'Ania, l'Abi e la Lega delle cooperative, che si riservano di firmare dopo un approfondimento). L'unica che ha risposto con un niet è stata la solita Cgil. Peccato per il no, come ha sottolineato anche il ministro Sacconi, ma, come ha detto il ministro Brunetta, nessuno ha il diritto di veto. Giusto.
E' evidente che con 25 sigle firmatarie dell'accordo, e con la Cgil unico sindacato confederale a dire no, Epifani e i suoi uomini continuano a rimanere chiusi in un isolamento che essi stessi stanno costruendo con le loro decisioni. Va quindi rispedita al mittente l'accusa di alcuni esponenti del Pd che imputano all'azione del Governo l'isolamento della Cgil. E' il sindacato rosso che si mette fuori dal mondo con i suoi ripetuti no e con il suo arroccamento ideologico sulle tematiche del lavoro. Il progresso non si può certo fermare per un no della Cgil. Anche perché va bene non mettere una firma su un documento, ma cosa farà la Cgil per rendere ancora più esplicito il suo dissenso? Dirà no ai rinnovi contrattuali? Per ora il sindacato rosso ha detto no al rinnovo del contratto dei ministeri e della scuola, per il biennio economico 2008-2009, ma certo non per una strategia anti accordo-quadro ma per questioni economiche specifiche riguardanti le dinamiche salariali dei due citati comparti.
Sui motivi del no all'accordo-quadro, Epifani ha solo fatto sapere che «il governo ha forzato in direzione di un accordo che sapeva non avrebbe avuto il consenso della Cgil» e che il suo sindacato vuole esaminare il testo completo che dovrà uscire dall'integrazione tra il documento sulla contrattazione nel settore privato con le specificità del comparto pubblico. Più loquace è stato il segretario generale della Fp-Cgil, Carlo Podda, secondo cui «l'accordo di Palazzo Chigi sulla riforma del modello contrattuale colpisce fortemente il lavoro pubblico e rappresenta una diminuzione programmata della retribuzione e del potere contrattuale dei lavoratori». Con tutto il rispetto possibile per le posizioni di Podda, l'introduzione dell'indice di inflazione previsionale rappresenta un salto di qualità positivo nelle dinamiche salariali a tutto vantaggio dei lavoratori che finalmente non si vedranno imporre la scure del tasso di inflazione programmato che comprimeva gli incrementi salariali in maniera dirigista. Se a questo aggiungiamo che diventeranno strutturali gli incentivi alla contrattazione decentrata, e cioè a quella più legata alla produzione, diventa chiaro che la novità positiva dell'accordo è proprio quella di riuscire a coniugare il più possibile incrementi salariali e produttività.
Dal punto di vista più strettamente politico, invece, la Cgil esce da quest'ultima trattativa sempre più isolata. Anche il Partito Democratico, salvo qualche voce che ha messo in risalto più la mancata unità sindacale invece che attaccare l'accordo nel suo complesso (e non poteva essere altrimenti visto che parte del Pd vede di buon occhio più la strategia di Cisl e Uil che quella del sindacato di Epifani), sembra aver mollato gli ormeggi e lasciato la Cgil alla deriva.
maglietta@ragionpolitica.it
venerdì 23 gennaio 2009
Giovedì scorso è stato siglato a Palazzo Chigi uno storico accordo quadro sulla riforma della contrattazione collettiva; una svolta che si attendeva da tempo visto che l'ultimo accordo in materia era del 1993. L'accordo prevede alcune novità importanti: un nuovo modello contrattuale comune, valido sia per il settore privato che per quello pubblico; l'addio al tasso di inflazione programmata imposto dal governo e l'arrivo dell'indice di inflazione previsionale che dovrà essere definito da un istituto terzo ancora da individuare; il passaggio da due a tre anni della durata dei contratti; incentivi strutturali alla contrattazione di secondo livello con la clausola che i lavoratori che non godono di questo tipo di contrattazione potranno comunque fare affidamento su elementi economici di garanzia nella misura e alle condizioni concordate nei contratti nazionali; gli incentivi al lavoro pubblico dovranno essere dati compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica (il calcolo delle risorse sarà demandato ai ministeri competenti previa concertazione con le organizzazioni sindacali); nuove regole sulla rappresentatività sindacale, limitatamente alle aziende di servizi pubblici locali.
L'accordo quadro è stato firmato da 25 sigle (mancano per ora all'appello l'Ania, l'Abi e la Lega delle cooperative, che si riservano di firmare dopo un approfondimento). L'unica che ha risposto con un niet è stata la solita Cgil. Peccato per il no, come ha sottolineato anche il ministro Sacconi, ma, come ha detto il ministro Brunetta, nessuno ha il diritto di veto. Giusto.
E' evidente che con 25 sigle firmatarie dell'accordo, e con la Cgil unico sindacato confederale a dire no, Epifani e i suoi uomini continuano a rimanere chiusi in un isolamento che essi stessi stanno costruendo con le loro decisioni. Va quindi rispedita al mittente l'accusa di alcuni esponenti del Pd che imputano all'azione del Governo l'isolamento della Cgil. E' il sindacato rosso che si mette fuori dal mondo con i suoi ripetuti no e con il suo arroccamento ideologico sulle tematiche del lavoro. Il progresso non si può certo fermare per un no della Cgil. Anche perché va bene non mettere una firma su un documento, ma cosa farà la Cgil per rendere ancora più esplicito il suo dissenso? Dirà no ai rinnovi contrattuali? Per ora il sindacato rosso ha detto no al rinnovo del contratto dei ministeri e della scuola, per il biennio economico 2008-2009, ma certo non per una strategia anti accordo-quadro ma per questioni economiche specifiche riguardanti le dinamiche salariali dei due citati comparti.
Sui motivi del no all'accordo-quadro, Epifani ha solo fatto sapere che «il governo ha forzato in direzione di un accordo che sapeva non avrebbe avuto il consenso della Cgil» e che il suo sindacato vuole esaminare il testo completo che dovrà uscire dall'integrazione tra il documento sulla contrattazione nel settore privato con le specificità del comparto pubblico. Più loquace è stato il segretario generale della Fp-Cgil, Carlo Podda, secondo cui «l'accordo di Palazzo Chigi sulla riforma del modello contrattuale colpisce fortemente il lavoro pubblico e rappresenta una diminuzione programmata della retribuzione e del potere contrattuale dei lavoratori». Con tutto il rispetto possibile per le posizioni di Podda, l'introduzione dell'indice di inflazione previsionale rappresenta un salto di qualità positivo nelle dinamiche salariali a tutto vantaggio dei lavoratori che finalmente non si vedranno imporre la scure del tasso di inflazione programmato che comprimeva gli incrementi salariali in maniera dirigista. Se a questo aggiungiamo che diventeranno strutturali gli incentivi alla contrattazione decentrata, e cioè a quella più legata alla produzione, diventa chiaro che la novità positiva dell'accordo è proprio quella di riuscire a coniugare il più possibile incrementi salariali e produttività.
Dal punto di vista più strettamente politico, invece, la Cgil esce da quest'ultima trattativa sempre più isolata. Anche il Partito Democratico, salvo qualche voce che ha messo in risalto più la mancata unità sindacale invece che attaccare l'accordo nel suo complesso (e non poteva essere altrimenti visto che parte del Pd vede di buon occhio più la strategia di Cisl e Uil che quella del sindacato di Epifani), sembra aver mollato gli ormeggi e lasciato la Cgil alla deriva.
sabato 24 gennaio 2009
VALDUCCI: Pdl, potere ai gazebo
VALDUCCI: Pdl, potere ai gazebo
Proponiamo l’intervista a Panorama del responsabile enti locali di Forza Italia Mario Valducci, pubblicata sul numero del 29 gennaio 2009
“Nel 1993, con l’elezione diretta dei sindaci, iniziò la transizione dalla Prima repubblica alla nuova Repubblica. Nel 2000 arrivò anche l’elezione diretta dei presidenti delle regioni. Adesso questo processo, che si identifica con l’era Berlusconi, deve avere il suo naturale completamento con una grande riforma costituzionale che preveda il presidenzialismo, indispensabile per governare una società che si muove con una rapidità diversa dal passato”.Mario Valducci, 49 anni, presidente della commissione Trasporti della Camera e responsabile enti locali di Forza Italia, appartiene alla ristretta cerchia dei fedelissimi berlusconiani, anche per essere stato tra i fondatori del partito. Quella che affida a Panorama, a due mesi dal congresso fondativo del Pdl, è una anticipazione doppia: del tema presidenzialista che segnerà il congresso e poi il successivo scorcio di legislatura; e del modello di funzionamento della nuova forza destinata a nascere dalla fusione di Fi e An.
Se presidenzialismo sarà la parola d’ordine del Pdl, si suppone che si cominci ad applicarla dentro il partito. Decide solo il capo e gli iscritti applaudono?
"In 15 anni di storia Fi ha avuto un picco di 400 mila iscritti. Rispetto a una media di 10 milioni di elettori, sono il 4 per cento. E se andiamo a vedere ancora meglio, quei 400 mila si sono iscritti perché a chiederglielo sono stati 20-30 mila persone, cioè lo 0,2-0,3 per cento. Un partito non può essere governato dallo 0,3 per cento."
Tessere addio?
Servono due binari. Uno sarà quello degli iscritti, della politica vissuta a tempo pieno: indispensabile per far funzionare il partito e le istituzioni, per selezionare la classe dirigente. L’altro binario sarà riservato ai registrati, cioè a quelli che ci votano, non sono interessati a impegnarsi nella vita politica, epperò vogliono dire la loro.
Se si deve scegliere un candidato sindaco, oppure la linea sulla fecondazione artificiale, che si fa?
Votano i registrati. Una platea così larga, fatta di milioni di persone, costituirà una garanzia, sarà un parlamento a cielo aperto.
Si sceglieranno in questo modo anche i candidati alle europee e alle amministrative di primavera?
Non si farà in tempo. Non sarà ancora disponibile l’albo dei registrati, e primarie senza regole certe rischiano solo di creare confusione. Sceglieremo i candidati con i metodi tradizionali, ma aiutandoci anche con i sondaggi.
Mancano due mesi alla fusione, ma Fi e An sembrano marciare ciascuno per conto proprio...
Effettivamente in An c’è ancora una certa propensione a distinguere se stessi dal Pdl. Può essere comprensibile, dopo una così lunga storia politica. Ma agli amici di An, che vedo preoccupati per pesi e contrappesi nel Pdl, dico che il bilancino non è un dogma. Per esempio, vedo che oggi le intenzioni di voto per Fi sono sul 30 per cento, quelle per An e Lega intorno al 10.
An si considera portatrice di una maggiore professionalità politica, il che le fa soffrire ancor di più il rischio di farsi fagocitare da Fi.
Sì, talvolta gli amici di An sembrano volerci dare lezioni di politica. Ma vorrei ricordare loro che Silvio Berlusconi è uno che è riuscito a conquistare tre volte Palazzo Chigi. È difficile insegnare a lui come si fa politica.
An si comporta come un «correntone» del Pdl, ma anche tra i forzisti si distinguono aree di ex socialisti, ex democristiani, ciellini...Pur nella consapevolezza che il leader è molto contrario, vedo che si insiste con la propensione a voler conservare anche nel Pdl le proprie vecchie storie. Se questa tendenza continuerà, sarà giocoforza che anche chi ha collaborato più lealmente con Berlusconi si organizzi.
Nel qual caso, sembra di capire, gli "ex qualcosa", An in primis, conterebbero ancora di meno.
Nel nuovo partito ci si dovrà dividere e contare sulle cose concrete, non sulle vecchie appartenenze.
Se dopo le europee il Pd dovesse spaccarsi, vi sarebbe una marcia indietro nella fusione tra Fi e An?
Non credo. Anzitutto noi, a differenza del Pd, abbiamo un leader come Berlusconi e un comune ancoraggio europeo nel Ppe. Inoltre un partito presidenzialista deve puntare al bipartitismo, non certo al ritorno alla frammentazione.
Ci sono timori per l’iniziativa dell’Udc, che torna alla carica proponendo un polo di centro allargato a pezzi della ex Margherita?
Mi sembra un estremo tentativo di raccogliere tutte le forze contrarie al presidenzialismo e al bipolarismo. Ma è destinato a fallire. Il centro è un’idea che ormai può esistere solo tra un voto e l’altro. Poi, quando si aprono le urne, gli italiani hanno già dimostrato di non amare le posizioni di ambiguità.
Lei è milanese: la Lega nel Nord vi sta rubando spazio e voti.
Sì, una preoccupazione c’è. L’ elettorato del Nord ci ha voluto dare qualche segnale. Dovremo stare ancora più attenti alla scelta dei nostri candidati sindaci per le amministrative.
Come spiega l’avanzata leghista?
La Lega è un partito che lavora bene sul territorio, un po’ come il vecchio Pci, con il quale condivide anche una forte leadership e una scarsa democrazia interna. Ed è un partito d’ordine. Evidentemente i settentrionali, che sono gente d’ordine, apprezzano.
Perché, lei nel Pdl vede tutta questa democrazia interna?
Il Pdl è un partito di anarchia liberale. Soprattutto in periferia nascono di continuo polemiche interne che non ci giovano.«
22/1/2009
Proponiamo l’intervista a Panorama del responsabile enti locali di Forza Italia Mario Valducci, pubblicata sul numero del 29 gennaio 2009
“Nel 1993, con l’elezione diretta dei sindaci, iniziò la transizione dalla Prima repubblica alla nuova Repubblica. Nel 2000 arrivò anche l’elezione diretta dei presidenti delle regioni. Adesso questo processo, che si identifica con l’era Berlusconi, deve avere il suo naturale completamento con una grande riforma costituzionale che preveda il presidenzialismo, indispensabile per governare una società che si muove con una rapidità diversa dal passato”.Mario Valducci, 49 anni, presidente della commissione Trasporti della Camera e responsabile enti locali di Forza Italia, appartiene alla ristretta cerchia dei fedelissimi berlusconiani, anche per essere stato tra i fondatori del partito. Quella che affida a Panorama, a due mesi dal congresso fondativo del Pdl, è una anticipazione doppia: del tema presidenzialista che segnerà il congresso e poi il successivo scorcio di legislatura; e del modello di funzionamento della nuova forza destinata a nascere dalla fusione di Fi e An.
Se presidenzialismo sarà la parola d’ordine del Pdl, si suppone che si cominci ad applicarla dentro il partito. Decide solo il capo e gli iscritti applaudono?
"In 15 anni di storia Fi ha avuto un picco di 400 mila iscritti. Rispetto a una media di 10 milioni di elettori, sono il 4 per cento. E se andiamo a vedere ancora meglio, quei 400 mila si sono iscritti perché a chiederglielo sono stati 20-30 mila persone, cioè lo 0,2-0,3 per cento. Un partito non può essere governato dallo 0,3 per cento."
Tessere addio?
Servono due binari. Uno sarà quello degli iscritti, della politica vissuta a tempo pieno: indispensabile per far funzionare il partito e le istituzioni, per selezionare la classe dirigente. L’altro binario sarà riservato ai registrati, cioè a quelli che ci votano, non sono interessati a impegnarsi nella vita politica, epperò vogliono dire la loro.
Se si deve scegliere un candidato sindaco, oppure la linea sulla fecondazione artificiale, che si fa?
Votano i registrati. Una platea così larga, fatta di milioni di persone, costituirà una garanzia, sarà un parlamento a cielo aperto.
Si sceglieranno in questo modo anche i candidati alle europee e alle amministrative di primavera?
Non si farà in tempo. Non sarà ancora disponibile l’albo dei registrati, e primarie senza regole certe rischiano solo di creare confusione. Sceglieremo i candidati con i metodi tradizionali, ma aiutandoci anche con i sondaggi.
Mancano due mesi alla fusione, ma Fi e An sembrano marciare ciascuno per conto proprio...
Effettivamente in An c’è ancora una certa propensione a distinguere se stessi dal Pdl. Può essere comprensibile, dopo una così lunga storia politica. Ma agli amici di An, che vedo preoccupati per pesi e contrappesi nel Pdl, dico che il bilancino non è un dogma. Per esempio, vedo che oggi le intenzioni di voto per Fi sono sul 30 per cento, quelle per An e Lega intorno al 10.
An si considera portatrice di una maggiore professionalità politica, il che le fa soffrire ancor di più il rischio di farsi fagocitare da Fi.
Sì, talvolta gli amici di An sembrano volerci dare lezioni di politica. Ma vorrei ricordare loro che Silvio Berlusconi è uno che è riuscito a conquistare tre volte Palazzo Chigi. È difficile insegnare a lui come si fa politica.
An si comporta come un «correntone» del Pdl, ma anche tra i forzisti si distinguono aree di ex socialisti, ex democristiani, ciellini...Pur nella consapevolezza che il leader è molto contrario, vedo che si insiste con la propensione a voler conservare anche nel Pdl le proprie vecchie storie. Se questa tendenza continuerà, sarà giocoforza che anche chi ha collaborato più lealmente con Berlusconi si organizzi.
Nel qual caso, sembra di capire, gli "ex qualcosa", An in primis, conterebbero ancora di meno.
Nel nuovo partito ci si dovrà dividere e contare sulle cose concrete, non sulle vecchie appartenenze.
Se dopo le europee il Pd dovesse spaccarsi, vi sarebbe una marcia indietro nella fusione tra Fi e An?
Non credo. Anzitutto noi, a differenza del Pd, abbiamo un leader come Berlusconi e un comune ancoraggio europeo nel Ppe. Inoltre un partito presidenzialista deve puntare al bipartitismo, non certo al ritorno alla frammentazione.
Ci sono timori per l’iniziativa dell’Udc, che torna alla carica proponendo un polo di centro allargato a pezzi della ex Margherita?
Mi sembra un estremo tentativo di raccogliere tutte le forze contrarie al presidenzialismo e al bipolarismo. Ma è destinato a fallire. Il centro è un’idea che ormai può esistere solo tra un voto e l’altro. Poi, quando si aprono le urne, gli italiani hanno già dimostrato di non amare le posizioni di ambiguità.
Lei è milanese: la Lega nel Nord vi sta rubando spazio e voti.
Sì, una preoccupazione c’è. L’ elettorato del Nord ci ha voluto dare qualche segnale. Dovremo stare ancora più attenti alla scelta dei nostri candidati sindaci per le amministrative.
Come spiega l’avanzata leghista?
La Lega è un partito che lavora bene sul territorio, un po’ come il vecchio Pci, con il quale condivide anche una forte leadership e una scarsa democrazia interna. Ed è un partito d’ordine. Evidentemente i settentrionali, che sono gente d’ordine, apprezzano.
Perché, lei nel Pdl vede tutta questa democrazia interna?
Il Pdl è un partito di anarchia liberale. Soprattutto in periferia nascono di continuo polemiche interne che non ci giovano.«
22/1/2009
giovedì 22 gennaio 2009
Procedure per lo sconto sulla Bolletta della Luce
Attivate dal Comune di Gioia
sono possibili sconti 2009 e rimborsi (per il 2008) da parte dellENEL e altri gestori con un risparmio da 60 a 150 euro l'anno.
E una speciale riduzione del costo della bolletta dell'ENEL e altri gestori previsto da un decreto interministeriale del 28 dicembre 2007.
Le procedure per la richiesta (da effettuarsi entro il 28 febbraio) sono state attivate dal Comune di Gioia del Colle presso l'Assessorato ai Servizi Sociali. Possono accedere al Bonus sociale tutti gli utenti domestici intestatari di una fornitura elettrica nell'abitazione di residenza con potenza impegnata fino a 3 kw con un ISEE (Indicatore di situazione economica equivalente) inferiore o uguale a 7.500 euro.
Il Bonus è previsto anche per i casi di grave malattia che richiedano l'uso di apparecchiature elettromedicali indispensabili per il mantenimento in vita. La richiesta di Bonus sociale può essere retroattiva per il 2008.
Gioia, 22 gennaio 2009
sono possibili sconti 2009 e rimborsi (per il 2008) da parte dellENEL e altri gestori con un risparmio da 60 a 150 euro l'anno.
E una speciale riduzione del costo della bolletta dell'ENEL e altri gestori previsto da un decreto interministeriale del 28 dicembre 2007.
Le procedure per la richiesta (da effettuarsi entro il 28 febbraio) sono state attivate dal Comune di Gioia del Colle presso l'Assessorato ai Servizi Sociali. Possono accedere al Bonus sociale tutti gli utenti domestici intestatari di una fornitura elettrica nell'abitazione di residenza con potenza impegnata fino a 3 kw con un ISEE (Indicatore di situazione economica equivalente) inferiore o uguale a 7.500 euro.
Il Bonus è previsto anche per i casi di grave malattia che richiedano l'uso di apparecchiature elettromedicali indispensabili per il mantenimento in vita. La richiesta di Bonus sociale può essere retroattiva per il 2008.
Gioia, 22 gennaio 2009
mercoledì 21 gennaio 2009
La Maggioranza avrà il suo dodicesimo Consigliere! Lo ha deciso il Consiglio di Stato. In Consiglio entrerà l''avv. Leonardo Dongiovanni
Riportiamo integralmente l'articolo comparso su GioiaLive
"Filippo Donvito fuori dal Consiglio Comunale
Lo ha deciso ieri il Consiglio di Stato, al suo posto l’avv. Leonardo Dongiovanni per la Recta Civitas
di Lucia Rizzi
Si tratta senza dubbio di una sentenza senza precedenti. Stiamo facendo riferimento a quella su cui si è pronunciato nella serata di ieri il Consiglio di Stato in merito al ricorso per l’attribuzione del seggio in Consiglio Comunale, sentenza che è andata a stravolgere del tutto quella di qualche mese fa, del TAR, che aveva deciso per il mantenimento dello status quo.
Quest' ultima decisione non aveva trovato l’accordo principalmente dell’UDC convinto di poter rivendicare una propria rappresentanza in Consiglio e che quindi aveva deciso di proseguire l’iter sino al Consiglio di Stato. In realtà il ricorso stesso dell’UDC è stato dichiarato inammissibile, diversamente la seconda parte del ricorso è stata accolta. Di conseguenza, anche contrariamente ad ogni previsione, Filippo Donvito attualmente facente parte del Gruppo Misto è stato estromesso dal Consiglio Comunale. Rimane dunque inalterata la posizione di Pietro Donvito, altro Consigliere la cui posizione vacillava sempre a causa del ricorso, mentre dal prossimo Consiglio avremo seduto tra i banchi della maggioranza un nuovo Consigliere, di Recta Civitas, l’avv. Leonardo Dongiovanni. Il gruppo di Giovanardi aveva già altri due rappresentanti in Consiglio Comunale, il dott. Filippo Gallo e Sergio Mastromarino, oltre al vice-sindaco, il dott. Isacco Isdraele.
Le motivazioni per cui la sentenza si sia espressa in questa direzione non sono state ancora rese note, con ogni probabilità i Giudici hanno ritenuto che la coalizione del candidato sindaco che si spacca al ballottaggio non abbia diritto al seggio in Consiglio Comunale e nel caso specifico di Gioia, considerata la situazione i Giudici avranno ravvisato che non era garantito il 60% dei seggi alla coalizione vincitrice."
www.gioialive.it
"Filippo Donvito fuori dal Consiglio Comunale
Lo ha deciso ieri il Consiglio di Stato, al suo posto l’avv. Leonardo Dongiovanni per la Recta Civitas
di Lucia Rizzi
Si tratta senza dubbio di una sentenza senza precedenti. Stiamo facendo riferimento a quella su cui si è pronunciato nella serata di ieri il Consiglio di Stato in merito al ricorso per l’attribuzione del seggio in Consiglio Comunale, sentenza che è andata a stravolgere del tutto quella di qualche mese fa, del TAR, che aveva deciso per il mantenimento dello status quo.
Quest' ultima decisione non aveva trovato l’accordo principalmente dell’UDC convinto di poter rivendicare una propria rappresentanza in Consiglio e che quindi aveva deciso di proseguire l’iter sino al Consiglio di Stato. In realtà il ricorso stesso dell’UDC è stato dichiarato inammissibile, diversamente la seconda parte del ricorso è stata accolta. Di conseguenza, anche contrariamente ad ogni previsione, Filippo Donvito attualmente facente parte del Gruppo Misto è stato estromesso dal Consiglio Comunale. Rimane dunque inalterata la posizione di Pietro Donvito, altro Consigliere la cui posizione vacillava sempre a causa del ricorso, mentre dal prossimo Consiglio avremo seduto tra i banchi della maggioranza un nuovo Consigliere, di Recta Civitas, l’avv. Leonardo Dongiovanni. Il gruppo di Giovanardi aveva già altri due rappresentanti in Consiglio Comunale, il dott. Filippo Gallo e Sergio Mastromarino, oltre al vice-sindaco, il dott. Isacco Isdraele.
Le motivazioni per cui la sentenza si sia espressa in questa direzione non sono state ancora rese note, con ogni probabilità i Giudici hanno ritenuto che la coalizione del candidato sindaco che si spacca al ballottaggio non abbia diritto al seggio in Consiglio Comunale e nel caso specifico di Gioia, considerata la situazione i Giudici avranno ravvisato che non era garantito il 60% dei seggi alla coalizione vincitrice."
www.gioialive.it
domenica 18 gennaio 2009
Craxi aveva ragione
Articolo ripreso da http://www.ragionpolitica.it
di Rodolfo Ridolfi
ridolfi@ragionpolitica.it
Le vicende di questi giorni (Giambattista Vico parlava di «corsi e ricorsi della storia») hanno riportato l'attenzione, agli intrecci di politica ed affari. Dopo gli anni del bingo rosso, delle banche rosse e delle coop rosse che invece di difendere i lavoratori hanno a lungo profittato dei favori di legge fino a creare un grande conflitto di interessi che altera la libertà del mercato e dopo lo scandalo della monnezza campana, la guerra fra le caste del centro sinistra si è fatta più dura, il clima fra ds, margherita, dipietristi e magistratura rossa si è fatto irrespirabile in gran parte d'Italia. Le lacrime di coccodrillo di molti protagonisti politici della sinistra e dei suoi piccoli trafficanti di una politica mediocre e rancorosa si sprecano.
In questo clima, a nove anni di distanza dalla morte, in esilio, di Bettino Craxi (Hammamet 19 gennaio 2000), nessuno può più negare come Craxi avesse oltre a grandi meriti ragione da vendere. L'accanimento e la persecuzione nei confronti del leader del socialismo tricolore appare come non mai una macroscopica anomalia della vita politica italiana. Tralasciando di annotare che è una troppo ricorrente e sistematica abitudine della cultura comunista, rappresentare l'avversario come un essere malvagio, corrotto ed ingiusto. Fu così per De Gasperi, Scelba, Saragat e Fanfani. E' stato così, per Silvio Berlusconi.
Oggi cosa succede? La verità storica è che Craxi è stato tolto di mezzo dopo essere stato l'unico capro espiatorio di un sistema di finanziamento illecito dei partiti che ha coinvolto obbiettivamente tutti, ma per il quale non tutti hanno pagato. Craxi ebbe la forza di alzarsi in parlamento e dire la verità. Gli lanciarono le monetine. Alcuni, i compagni dalla doppia morale, quelli delle «mani pulite», che per lungo tempo hanno chiesto ed ottenuto soldi dei sovietici, nemici dell'Italia, levarono forte la loro voce indignata contro il finanziamento illecito del quale tutti i partiti beneficiavano. Craxi è stato costretto all'esilio ed il partito socialista annientato per far vincere i comunisti in Italia quando la storia li aveva sconfitti. Che povera sinistra è comunque quella che antepone alla difesa dei più deboli le coop rosse le banche gli affari. Una sinistra conservatrice di potere, sempre e comunque abbarbicata alle poltrone come Pescara e Napoli insegnano.
Il primato etico della sinistra oggi vacilla, sostengono gli irriducibili di quella parte. Ma per favore, non è mai esistito, è una leggenda metropolitana. Come poteva avere le mani pulite un partito che riceveva i rubli dai nemici dell'Italia e dell'Occidente. Finito, per gli ex comunisti, l'intreccio con le toghe rosse, non avendo più collegi elettorali come il Mugello da regalare ai magistrati i nodi stanno venendo al pettine. Aveva ragione Bettino Craxi, «La storia si incaricherà di dichiararVi spergiuri». disse il 3 luglio del '92 nel famoso discorso con cui tentò di dare una soluzione politica allo scandalo delle tangenti per scongiurare il crollo totale del sistema politico. Allora Occhetto, D'Alema e Veltroni rimasero impassibili, anzi aizzarono i loro uomini e non furono i soli a tirargli le monetine davanti al Raphael. Oggi che si è rotto il patto con la magistratura, le Procure stanno presentando il conto ai compagni. spergiuri e spauriti, perché il Pd è un partito «in stato confusionale», come ha detto Berlusconi, «senza rotta e senza timone, che non sa come liberarsi di Di Pietro e del suo abbraccio mortale». Pensavano di avergli pagato l'ultima cambiale, portandolo apparentato in Parlamento e rifiutando e distruggendo quei pochi socialisti che afflitti da evidente «sindrome di Stoccolma» avevano scelto i Ds, e ora scoprono che l'offensiva giudiziaria non risparmia nessuno né Del Turco e neppure Di Pietro, che tuttavia sottrae consensi al Pd.
In atto c'è la guerra per la leadership per quel che resta dell'opposizione. La fortuna è che tanta gente ha aperto gli occhi ed ha iniziato a cacciare la cattiva politica ed il cattivo sindacato con i forconi, del voto si intende. Dopo l'Abruzzo la sinistra perderà il governo della Sardegna e poi tanti comuni e tante province. Sarà il trionfo di Craxi e la sua rivincita sui catto-comunisti.
di Rodolfo Ridolfi
ridolfi@ragionpolitica.it
Le vicende di questi giorni (Giambattista Vico parlava di «corsi e ricorsi della storia») hanno riportato l'attenzione, agli intrecci di politica ed affari. Dopo gli anni del bingo rosso, delle banche rosse e delle coop rosse che invece di difendere i lavoratori hanno a lungo profittato dei favori di legge fino a creare un grande conflitto di interessi che altera la libertà del mercato e dopo lo scandalo della monnezza campana, la guerra fra le caste del centro sinistra si è fatta più dura, il clima fra ds, margherita, dipietristi e magistratura rossa si è fatto irrespirabile in gran parte d'Italia. Le lacrime di coccodrillo di molti protagonisti politici della sinistra e dei suoi piccoli trafficanti di una politica mediocre e rancorosa si sprecano.
In questo clima, a nove anni di distanza dalla morte, in esilio, di Bettino Craxi (Hammamet 19 gennaio 2000), nessuno può più negare come Craxi avesse oltre a grandi meriti ragione da vendere. L'accanimento e la persecuzione nei confronti del leader del socialismo tricolore appare come non mai una macroscopica anomalia della vita politica italiana. Tralasciando di annotare che è una troppo ricorrente e sistematica abitudine della cultura comunista, rappresentare l'avversario come un essere malvagio, corrotto ed ingiusto. Fu così per De Gasperi, Scelba, Saragat e Fanfani. E' stato così, per Silvio Berlusconi.
Oggi cosa succede? La verità storica è che Craxi è stato tolto di mezzo dopo essere stato l'unico capro espiatorio di un sistema di finanziamento illecito dei partiti che ha coinvolto obbiettivamente tutti, ma per il quale non tutti hanno pagato. Craxi ebbe la forza di alzarsi in parlamento e dire la verità. Gli lanciarono le monetine. Alcuni, i compagni dalla doppia morale, quelli delle «mani pulite», che per lungo tempo hanno chiesto ed ottenuto soldi dei sovietici, nemici dell'Italia, levarono forte la loro voce indignata contro il finanziamento illecito del quale tutti i partiti beneficiavano. Craxi è stato costretto all'esilio ed il partito socialista annientato per far vincere i comunisti in Italia quando la storia li aveva sconfitti. Che povera sinistra è comunque quella che antepone alla difesa dei più deboli le coop rosse le banche gli affari. Una sinistra conservatrice di potere, sempre e comunque abbarbicata alle poltrone come Pescara e Napoli insegnano.
Il primato etico della sinistra oggi vacilla, sostengono gli irriducibili di quella parte. Ma per favore, non è mai esistito, è una leggenda metropolitana. Come poteva avere le mani pulite un partito che riceveva i rubli dai nemici dell'Italia e dell'Occidente. Finito, per gli ex comunisti, l'intreccio con le toghe rosse, non avendo più collegi elettorali come il Mugello da regalare ai magistrati i nodi stanno venendo al pettine. Aveva ragione Bettino Craxi, «La storia si incaricherà di dichiararVi spergiuri». disse il 3 luglio del '92 nel famoso discorso con cui tentò di dare una soluzione politica allo scandalo delle tangenti per scongiurare il crollo totale del sistema politico. Allora Occhetto, D'Alema e Veltroni rimasero impassibili, anzi aizzarono i loro uomini e non furono i soli a tirargli le monetine davanti al Raphael. Oggi che si è rotto il patto con la magistratura, le Procure stanno presentando il conto ai compagni. spergiuri e spauriti, perché il Pd è un partito «in stato confusionale», come ha detto Berlusconi, «senza rotta e senza timone, che non sa come liberarsi di Di Pietro e del suo abbraccio mortale». Pensavano di avergli pagato l'ultima cambiale, portandolo apparentato in Parlamento e rifiutando e distruggendo quei pochi socialisti che afflitti da evidente «sindrome di Stoccolma» avevano scelto i Ds, e ora scoprono che l'offensiva giudiziaria non risparmia nessuno né Del Turco e neppure Di Pietro, che tuttavia sottrae consensi al Pd.
In atto c'è la guerra per la leadership per quel che resta dell'opposizione. La fortuna è che tanta gente ha aperto gli occhi ed ha iniziato a cacciare la cattiva politica ed il cattivo sindacato con i forconi, del voto si intende. Dopo l'Abruzzo la sinistra perderà il governo della Sardegna e poi tanti comuni e tante province. Sarà il trionfo di Craxi e la sua rivincita sui catto-comunisti.
giovedì 15 gennaio 2009
APRE A GIOIA UN UFFICIO DI INFORMAZIONI AL TURISTA
Nei locali a pianterreno della Biblioteca Comunale
Una occasione anche per commercianti e gestori di servizi
Gioia parte tra i primi in Puglia con uno sportello di informazioni ai turisti.
Apre, nei locali a pianterreno della Biblioteca Comunale, lo IAT (Ufficio Informazione e Assistenza Turistica) in coordinamento con la Regione Puglia.
Il nuovo servizio indicherà itinerari, mappe, servizi commerciali, e farà da guida ai luoghi storici da visitare con miglioramento dei livelli qualitativi della ricettività.
Il database, che sarà disponibile anche su video touch screen (24 ore su 24 in diverse lingue), consente inserimenti e aggiornamenti sulle attività dei privati, in funzione dell'accoglienza e del turismo. Commercianti e gestori di servizi potranno infatti controllare e comunicare i dati che li riguardano, sin da ora all'Ufficio (presso la Biblioteca Comunale).
L'obiettivo è valorizzare le potenzialità turistiche di una città che presenta forti attrattive di interesse storico (dal Castello, all'area archeologica di Monte Sannace, alla zona dei dolmen) e gastronomico-alimentare con i suoi 15 caseifici.
In particolare verrà segnalato dove mangiare (vista l'esistenza di 70 punti di ristorazione, di cui 46 nel centro urbano), dove dormire e cosa conviene vedere (Castello, Museo, etc.).
Una occasione anche per commercianti e gestori di servizi
Gioia parte tra i primi in Puglia con uno sportello di informazioni ai turisti.
Apre, nei locali a pianterreno della Biblioteca Comunale, lo IAT (Ufficio Informazione e Assistenza Turistica) in coordinamento con la Regione Puglia.
Il nuovo servizio indicherà itinerari, mappe, servizi commerciali, e farà da guida ai luoghi storici da visitare con miglioramento dei livelli qualitativi della ricettività.
Il database, che sarà disponibile anche su video touch screen (24 ore su 24 in diverse lingue), consente inserimenti e aggiornamenti sulle attività dei privati, in funzione dell'accoglienza e del turismo. Commercianti e gestori di servizi potranno infatti controllare e comunicare i dati che li riguardano, sin da ora all'Ufficio (presso la Biblioteca Comunale).
L'obiettivo è valorizzare le potenzialità turistiche di una città che presenta forti attrattive di interesse storico (dal Castello, all'area archeologica di Monte Sannace, alla zona dei dolmen) e gastronomico-alimentare con i suoi 15 caseifici.
In particolare verrà segnalato dove mangiare (vista l'esistenza di 70 punti di ristorazione, di cui 46 nel centro urbano), dove dormire e cosa conviene vedere (Castello, Museo, etc.).
mercoledì 7 gennaio 2009
Luis Bacalov al Teatro Comunale di Gioia domenica 11 gennaio
Il premio Oscar 1995 per la colonna sonora del film con Massimo Troisi Il postino nel vivo della prima stagione teatrale autogestita dal Comune di Gioia
Domenica 11 gennaio (porta: 20,30/sipario: 21,15) al Teatro Comunale di Gioia il maestro Luis Bacalov si esibirà con l'Orchestra della Magna Grecia e con il violino di Paolo Morena in un concerto di forte richiamo per la presenza del celebre autore di musiche da film.
Bacalov, che è stato premio Oscar per la miglior colonna sonora con il film Il postino, ha curato in passato gli arrangiamenti delle canzoni di Nico Fidenco ("Legata a un granello di sabbia"), Sergio Endrigo, Rita Pavone ("La partita di pallone", "Cuore", "Il ballo del mattone", "Che m'importa del mondo"), Umberto Bindi ("Un ricordo d'amore", "Il mio mondo"), Neil Sedaka, Sergio Endrigo, etc.
Parte del tema della colonna sonora scritta da Bacalov per lo spaghetti-western "Il grande duello" è stato utilizzato da Quentin Tarantino in Kill Bill. Il brano verrà eseguito a Gioia, tra gli altri, l11 gennaio.
Prossimi eventi a Teatro
20 gennaio: Licia Maglietta, in "Manca solo la domenica"
29 gennaio: Rocco Papaleo, in "Basilicata coast to coast"
3 febbraio: Gian Marco Tognazzi in "La panne"
Domenica 11 gennaio (porta: 20,30/sipario: 21,15) al Teatro Comunale di Gioia il maestro Luis Bacalov si esibirà con l'Orchestra della Magna Grecia e con il violino di Paolo Morena in un concerto di forte richiamo per la presenza del celebre autore di musiche da film.
Bacalov, che è stato premio Oscar per la miglior colonna sonora con il film Il postino, ha curato in passato gli arrangiamenti delle canzoni di Nico Fidenco ("Legata a un granello di sabbia"), Sergio Endrigo, Rita Pavone ("La partita di pallone", "Cuore", "Il ballo del mattone", "Che m'importa del mondo"), Umberto Bindi ("Un ricordo d'amore", "Il mio mondo"), Neil Sedaka, Sergio Endrigo, etc.
Parte del tema della colonna sonora scritta da Bacalov per lo spaghetti-western "Il grande duello" è stato utilizzato da Quentin Tarantino in Kill Bill. Il brano verrà eseguito a Gioia, tra gli altri, l11 gennaio.
Prossimi eventi a Teatro
20 gennaio: Licia Maglietta, in "Manca solo la domenica"
29 gennaio: Rocco Papaleo, in "Basilicata coast to coast"
3 febbraio: Gian Marco Tognazzi in "La panne"
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