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Sito di informazione politica
della sede di Gioia del Colle

giovedì 17 dicembre 2009

BERLUSCONI: Mi rimarranno due cose come ricordo di questi giorni: l`odio di pochi e l`amore di tanti


17 dicembre 2009 ore 12:56

"Mi rimarranno due cose come ricordo di questi giorni: l`odio di pochi e l`amore di tanti, tantissimi, italiani. Agli uni e agli altri faccio la stessa promessa: andremo avanti con più forza e più determinazione di prima sulla strada della libertà. Lo dobbiamo al nostro popolo, lo dobbiamo alla nostra democrazia, nella quale non prevarranno né la violenza delle pietre, né quella peggiore delle parole. In questi giorni ho sentito vicini anche alcuni leader politici dell`opposizione".


Lo ha affermato il Presidente Berlusconi, in una nota diffusa da Palazzo Chigi, pochi minuti le dimissioni del Premier dall’ospedale San Raffaele: "Se da quello che è successo deriverà una maggiore consapevolezza della necessità di un linguaggio più pacato e più onesto nella politica italiana, allora questo dolore non sarà stato inutile. Alcuni esponenti dell`opposizione sembrano averlo capito: se sapranno davvero prendere le distanze in modo onesto dai pochi fomentatori di violenza, allora potrà finalmente aprirsi una nuova stagione di dialogo. In ogni caso, noi andremo avanti sulla strada delle riforme che gli italiani ci chiedono".

martedì 15 dicembre 2009

E ora esprimiamo la nostra solidarietà a Silvio


Per esprimere solidarietà e "vicinanza" al nostro leader, vai su www.forzasilvio.it
Noi l'abbiamo fatto! E tu?


domenica 13 dicembre 2009

Berlusconi aggredito: non abbiamo parole!


Sono questi i frutti di chi semina odio...
ma noi rimaniamo liberali e democratici: sinceramente!!!
L'odio non ci piegherà e non potrà cancellare
la democrazia del consenso del popolo!

"Quello che di aberrante e terribile e’ accaduto e’ il frutto di una lunga campagna di odio che e’ stata scatenata da precisi settori della politica e dell’informazione". Lo ha affermato il coordinatore nazionale del Pdl Sandro Bondi, nel commentare l’aggressione a Silvio Berlusconi a Milano.

Il video dell'aggressione



venerdì 11 dicembre 2009

Consiglio Comunale per il 17 dicembre alle ore 9,30

OGGETTO: Convocazione Consiglio Comunale .

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

VISTA la richiesta di autoconvocazione firmata da n. 8 Consiglieri di minoranza in data 25.11.2009; VISTA la richiesta del Sindaco prot. n. 30372 del 11.12.2009 ;SENTITA la Conferenza dei Capigruppo; VISTO il regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale;VISTO lo Statuto Comunale;

CONVOCA

il Consiglio Comunale di Gioia del Colle in seduta straordinaria ed in 1^ convocazione per il giorno 17 Dicembre 2009 alle ore 09,30, nella sala consiliare di palazzo San Domenico, per la trattazione dei seguenti argomenti:

SEDUTA PUBBLICA

1. “SPES GIOIA SpA: relazione sul programma delle attività e degli investimenti”. Chiarimenti e discussione;

2. Rideterminazione del gettone di presenza delle sedute delle Commissioni Consiliari.

Il Presidente del Consiglio

Avv. Filippo G.Tisci

giovedì 26 novembre 2009

Consiglio Comunale per il 30 novembre ore 9,30

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

VISTE le richieste del Sindaco prot. n. 27927 del 18.11.2009 e n. 28420 del 24.11.2009;SENTITA la Conferenza dei Capigruppo in data 24.11.2009;VISTO il regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale;VISTO lo Statuto Comunale;

CONVOCA

il Consiglio Comunale di Gioia del Colle in seduta ordinaria ed in 1^ convocazione per il giorno 30 NOVEMBRE 2009 alle ore 09,30 e nel caso non si raggiunga il numero legale in 2^ convocazione per il giorno 2.12.2009 alle ore 16,00, nella sala consiliare di palazzo San Domenico, per la trattazione dei seguenti argomenti:

SEDUTA PUBBLICA

1) Destinazione avanzo di amministrazione. Atto di indirizzo;

2) Riconoscimento debito fuori bilancio per competenze professionali avvocato ai sensi dell’art. 194 – lett. e) – del D.Lgs. 267/2000;

3) Riconoscimento debito fuori bilancio per competenze allo studio legale avvocati Di Cagno – Milani, ai sensi dell’art. 194 – lett. e) – D.Lgs. 267/2000. Variazione di bilancio. Utilizzo avanzo di amministrazione;

4) Riconoscimento debito fuori bilancio per competenze professionali a collegio ingegneri, ex art. 194 – lett. e) – D.Lgs. 267/2000. Variazione di bilancio. Utilizzo avanzo di amministrazione;

5) Assestamento del bilancio di previsione 2009 ed utilizzo di avanzo di amministrazione;

6) Scioglimento e messa in liquidazione del Consorzio SV.E.V.O.. Riconoscimento parziale debito fuori bilancio;

7) Declassificazione tronco strada comunale (ex SS 604) per assegnazione ai proprietari frontisti;

8) Piano comunale per il diritto allo studio.

9) Approvazione Ordine del Giorno in merito alla presenza del crocifisso negli Uffici Pubblici e nelle scuole.

Il Presidente del Consiglio

Avv. Filippo Tisci

mercoledì 25 novembre 2009

venerdì 20 novembre 2009

Consiglio Comunale per il 23 novembre ore 16,00

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

VISTE la richiesta del Sindaco prot. n. 27998 del18.11.2009;

SENTITA la Conferenza dei Capigruppo in data 19.11.2009;

VISTO il regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale;

VISTO lo Statuto Comunale;

CONVOCA

il Consiglio Comunale di Gioia del Colle in seduta straordinaria ed in 1^ convocazione per il giorno 23 NOVEMBRE 2009 alle ore 16,00, nella sala consiliare di palazzo San Domenico, per la trattazione dei seguenti argomenti:

SEDUTA PUBBLICA

1). “Misure straordinarie e urgenti a sostegno dell’attività edilizia e per il miglioramento della qualità del patrimonio edilizio residenziale”, in attuazione dell’art. 6 – comma 2- della legge regionale Puglia n. 14 del 30.7.2009. Adozione – Approvazione Regolamento;

2). Art. 33 del regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale. Interrogazione consigliere Tommaso Bradascio:”Richiesta atti con autocertificazione”;

3). Art. 34 del regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale. Interpellanze presentate dal cons. Claudio De Leonardis in data 23.10.2009;

4). Art. 34 del regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale. Interpellanza dei consiglieri Bradascio e Ludovico:”Situazione SPES GIOIA SpA”.

Il Presidente del Consiglio

Avv. F. Tisci

giovedì 12 novembre 2009

Consiglio Comunale per il 13 novembre alle ore 15,00

: Convocazione Consiglio Comunale .

IL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

VISTE la richiesta del Sindaco prot. n. 27150 del 10.11.2009;

SENTITA la Conferenza dei Capigruppo in data 12.11.2009;

VISTO il regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale;VISTO lo Statuto Comunale;

CONVOCA

il Consiglio Comunale di Gioia del Colle in seduta straordinaria ed urgente di 1^ convocazione per il giorno 13 NOVEMBRE 2009 alle ore 15, nella sala consiliare di palazzo San Domenico, per la trattazione dei seguenti argomenti:

SEDUTA PUBBLICA

1) Approvazione Piano di Zonizzazione elettromagnetica del Comune di Gioia del Colle e Regolamento comunale per la localizzazione degli impianti radioelettrici e relativi allegati.

Il Vice Presidente del Consiglio

Vincenzo Lamanna


mercoledì 4 novembre 2009

Consiglio Comunale per il 9 novembre alle 15,00

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

VISTA la richiesta di autoconvocazione da parte di n. 8 consiglieri comunali in data 15.10.2009;VISTE le richieste del Sindaco prot. n. 25576 del 28.10.2009 e 26160 del 2.11.2009;SENTITA la Conferenza dei Capigruppo;VISTO il regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale;VISTO lo Statuto Comunale;

CONVOCA

il Consiglio Comunale di Gioia del Colle in seduta straordinaria di 1^ convocazione per il giorno 9 NOVEMBRE 2009 alle ore 15,00 e nel caso non si raggiungesse il numero legale in 2^ convocazione per il giorno 11.11.2009 alle ore 09.00 nella sala consiliare di palazzo San Domenico, per la trattazione dei seguenti argomenti:

SEDUTA PUBBLICA

1) Presa d’atto ed approvazione verbali sedute precedenti;

2) Mozione del consigliere comunale Vito Falcone: “Centro intermodale e polo logistico interprovinciale. Pianificazione strategica area vasta “Metropoli Terra di Bari”. Atto di indirizzo”;

3) Variazione al bilancio di previsione 2009. Destinazione avanzo di amministrazione;

4) “Museo della Civiltà Contadina e Archeologica Industriale. Iniziativa di un cittadino privato. Individuazione sito per allestimento e fruizione da parte della collettività” (argomento di autoconvocazione);

5) Stagione artistica 2009-2010. Approvazione programma;

6) Donazione beni mobili. Accettazione;

7) Art. 33 del regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale. Interrogazione consigliere Tommaso Bradascio:”Richiesta atti con autocertificazione”;

8) Art. 34 del regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale. Interpellanze presentate dal cons. Claudio De Leonardis in data 23.10.2009;

9) Art. 34 del regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale. Interpellanza dei consiglieri Bradascio e Ludovico:”Situazione SPES GIOIA SpA”;

10) Realizzazione della nuova area mercatale – Studio di fattibilità – Adozione in variante al PRG ai sensi dell’art. 16 L.R. n. 13/2001.

Il Presidente del Consiglio

Avv. Tisci

mercoledì 28 ottobre 2009

Consiglio Comunale per il 29 ottobre alle ore 17,00

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

VISTA la richiesta del sindaco n. prot 25666 del 28.10.2009;

SENTITA la Conferenza dei Capigruppo in data 28.10.2009 ;

VISTO il regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale;

VISTO lo Statuto Comunale;

CONVOCA

il Consiglio Comunale di Gioia del Colle in seduta straordinaria e urgente di 1^ convocazione per il giorno 29 OTTOBRE alle ore 17,00 nella sala consiliare di palazzo San Domenico, per la trattazione del seguente argomento:

SEDUTA PUBBLICA

1) Variazione piano triennale delle opere pubbliche 2009-2011 approvato con delibera C.C. n. 16 del 25.3.2009. Variazione di bilancio.

Il Presidente del Consiglio

Avv. Filippo Gianfranco Tisci

domenica 25 ottobre 2009

venerdì 9 ottobre 2009

MENO MALE CHE SILVIO C'È






giovedì 08 ottobre 2009

La democrazia è uno strumento di libertà che va sempre difeso. Ne ebbero coscienza i Padri costituenti quando scrissero nella Carta che è il popolo ad essere sovrano. E la sua volontà si esprime attraverso il consenso elettorale che legittima il governo di chi ha raccolto i maggiori consensi per governare l'Italia. Questo principio cardine della nostra Costituzione è stato spesso messo a rischio in questi ultimi anni dopo il crollo della Prima Repubblica. In quel periodo il potere giudiziario si impose sulla politica attraverso Tangentopoli, spazzando via i partiti democratici del cosiddetto Pentapartito, facendo leva sul fatto che in quella circostanza storica il popolo non si riconosceva più nelle formazioni politiche che avevano governato negli anni della Prima Repubblica. Da quel momento in poi le Toghe influenzarono l'agenda politica del nostro Paese. Una parte politicizzata della Magistratura fece dell'avviso di garanzia a mezzo stampa lo strumento politico di screditamento di chi aveva colmato un vuoto e si era fatto interprete, con la sua scesa in campo, delle istanze del popolo moderato che non si riconosceva nella sinistra postcomunista: l'unica a sopravvivere indenne a Tangentopoli.

Quell'uomo è Silvio Berlusconi, l'imprenditore che nel 1994 esordì nell'agone della politica con la frase «amo l'Italia» e che d'allora ha dedicato la sua vita all'affermazione della libertà nel nostro Paese contro quelle élites che con la sinistra ancora oggi occupano i gangli dello Stato e buona parte dei media e che intendevano governare il Paese secondo il proprio diktact ideologico, plasmando il bene comune secondo il proprio interesse politico ed economico.

Non si potrà di certo dimenticare l'eclatante avviso di garanzia che Silvio Berlusconi ricevette a Napoli di fronte a molti capi di Stato nel corso della conferenza mondiale sulla criminalità. Processo che dichiarò, poi, l'innocenza del Presidente del Consiglio. Come sono ancora vivi in noi i ricordi delle innumerevoli perquisizioni alle aziende di proprietà del premier che hanno fatto di Berlusconi un cittadino meno uguale rispetto al resto della popolazione, poiché non si è mai registrato un accanimento giudiziario così abnorme nei confronti di una sola persona. Anche la sentenza civile del Lodo Mondadori ci dimostra, ancora una volta, che sono sotto attacco anche le sue proprietà. Attraverso l'accanimento giudiziario e il gossip estivo, volto a screditare la dimensione privata del premier che i tanti Majacovskij senza Rivoluzione hanno sbandierato attraverso i media, Silvio Berlusconi è stato sottoposto a continui attacchi, mirati a ledere il consenso che si raccoglie intorno alla sua persona. Ma i sondaggi dimostrano il contrario. Il popolo libero e moderato che lo ha scelto con larga maggioranza nelle elezioni del 2008 come guida del nostro Paese, ad oggi, ha incrementato la fiducia nei suoi confronti. Ed il Lodo Alfano nasceva proprio con il proposito di rispettare la volontà degli elettori offrendo una pausa all'azione giudiziara senza possibilità di prescrizione ma separando, semplicemente, il tempo dell'opera di governo da quello di difesa del cittadino Berlusconi. I presupposti di costituzionalità vi erano tutti. Sulla traccia del Lodo Schifani il Governo ha apportato le modifiche che la stessa Corte Costituzionale aveva allora richiesto. Anche lo stesso Presidente della Repubblica diede il benestare e firmò la legge ordinaria che porta il nome dell'attuale ministro della Giustizia, confermando che essa era conforme anche a ciò che aveva detto la Corte costituzionale.

Ma, mercoledì 7 ottobre, i giudici supremi hanno respinto il Lodo Alfano per incostituzionalità. Da quanto si apprende dallo stringato comunicato rilasciato dalla Corte costituzionale il no alla sospensione dei processi penali per le quattro massime Cariche dello Stato si basa sulla non conformità all'articolo 3 della Costituzione, che sancisce l'uguaglianza dei cittadini rispetto alla legge, ed all'articolo 138, che indica la procedura di revisione della Carta costituzionale attraverso l'iter parlamentare, con la doppia lettura da parte delle due Camere a distanza di almeno tre mesi e con la seconda lettura a maggioranza assoluta. La sentenza della Corte è perentoria ed impedisce la possibilità di poter ripresentare leggi alternative attraverso il percorso legislativo ordinario. Essa si è espressa in maniera opposta rispetto a quando si pronunciò in merito al lodo Schifani. Perché, allora, si è interessato il Parlamento ad esprimere una legge ordinaria, quando, secondo la sentenza di questo mercoledì, si sarebbe dovuto imboccare l'iter costituzionale, considerato il fatto che il lodo Schifani avvenne con legge ordinaria? Ed, inoltre, è giusto che le quattro Cariche dello Stato che ricoprono un ruolo centrale nell'assetto istituzionale dello Stato abbiano lo stesso trattamento di un cittadino comune che non ha le stesse responsabilità? Sono quesiti che nascono dal buon senso e che, evidentemente, i giudici supremi hanno ritenuto che non fossero determinanti.

Questa sentenza, quindi, riapre la stagione del conflitto tra potere giudiziario e quello esecutivo. Ed in un contesto in cui il Paese sta fronteggiando i venti nefasti di una crisi economica internazionale più grave di quella del '29, in un periodo in cui il nostro Sistema-Italia compete sempre più con le economie del mondo, l'accanimento giudiziario da parte di una minoranza ideologizzata della Magistratura è ancora il nodo centrale da sciogliere per la vita democratica del nostro Paese. Potremmo aspettarci ancora avvisi di garanzia come quello di Napoli che si risolsero in un nulla di fatto, confutati dall'innocenza del Premier? I Padri costituenti inserirono l'immunità parlamentare per far sì che la politica non fosse sotto lo scacco della Giustizia, poiché la democrazia si afferma con il consenso popolare e non attraverso uno Stato giustizialista. Con il lodo Alfano si intendeva, semplicemente, offrire una pausa all'azione giudiziara, che non significa immunità. Oggi la forza dell'impegno politico del Premier è l'unico mezzo che può offrire all'Italia un futuro in cui la sovranità del popolo abbia un peso reale. Meno male che Silvio c'è.


di Alessandro Gianmoena

lunedì 5 ottobre 2009

I MEDIA E LA REALTÀ DISTORTA





sabato 03 ottobre 2009

«Houston, abbiamo un problema»: conta ancora la politica interna? Sfogliando l'elenco dei programmi televisivi pare di no. Molti media sono stati mobilitati e militarizzati per l'assalto mediatico al premier. Ci sono giornali e televisioni che sono diventati una morsa stretta intorno a Berlusconi. E' un sovra-potenziamento artificioso dei media che corrisponde, all'opposto, ad un sotto-dimensionamento della politica. La deriva mediatica produce il preoccupante effetto di svuotare la politica, quella vera, e le istituzioni, non solo catodiche, dell'attenzione che richiedono.

E' come se i media fossero la realtà, mentre la realtà fosse soltanto una sospensione - uno spot! - che interrompe quella realtà finta. La realtà è solo quella che vuole Santoro. E' un'immagine, una rappresentazione della realtà che viene spacciata abilmente come l'unica realtà vera. I media sono diventati i sostituiti dei partiti di sinistra e i loro messaggi mediatici sono i surrogati delle ideologie. I media di sinistra in guerra vogliono sopprimere questi «spot» di realtà-reale per conferire ai mezzi d'informazione il potere sulla realtà. Oggi c'è un governo che non piace a questi media. Quindi questo governo non ha diritto di governare. Per loro la sovranità popolare deve sottostare alla sovranità mediatica: oltre all'investitura elettorale e parlamentare, il governo deve ricevere anche l'investitura mediatica.

In questa finta realtà, dunque, Santoro si arroga il diritto di farsi unico dispensatore di verità. Qualunque cosa accada nella realtà non deve interferire con Santoro, perchè si considera un intoccabile. E' abbastanza per suonare l'allarme? Esiste il rischio che sia sempre più difficile distinguere ciò che è reale da ciò che esiste solo sullo schermo del televisore. Sarebbe curioso conoscere Michele Santoro nella vita quotidiana, mentre fa la spesa, è in coda in macchina, legge il giornale - o forse Santoro è solo un personaggio di Annozerointerpretato da un attore di cui non conosciamo nulla? Il potere invadente dei media in guerra corrisponde alla loro facilità nel propinare una cosa come vera. Le disquisizioni di Santoro non sono una certificazione di verità fattuale. Diventano un atto di credo. Chi ci crede, e chi no. E' una scelta personale. Ma è difficile scegliere la realtà, che deve essere uguale per tutti. Altrimenti resta solo la camicia di forza.

Sulla homepage del sito internet di Repubblica emerge lo spiegamento di forze per pompare il messaggio della rivoluzione mediatica. Sabato è stato il giorno del «pronunciamento mediatico» contro il governo, il suo premier, il suo partito. Ma è un «golpe mediatico» nato fallito. Dicono trecentomila presenze, quindi saranno molte meno. Comunque sia, trecentomila sono soltanto lo 0,5% della popolazione italiana. Un po' poco per il cosiddetto «appello» alla libertà di stampa. Zero virgola cinque - o sei - per cento vuol dire che il novantanove per cento degli italiani se n'è clamorosamente fregato. Cioè: la libertà di stampa c'è già. E non dipende certo da trecentomila manifestanti del sabato pomeriggio.

Come uscirne? Come riavere media che comunicano senza combattere? L'unica soluzione è di tornare a vivere nella realtà. Leggere smilitarizzati e seguire trasmissioni come tante altre. Magari parlare di problemi reali: banche, disoccupazione, criminalità... Sarebbe un modo completamente innovativo per vivere l'autunno imminente quello di organizzare una giornata di sciopero nazionale, cambiando canale, contro l'occupazione mediatica della realtà, contro lo strapotere dei conduttori-tribuni, contro l'accanimento informativo a senso unico. Come ai tempi d'oro della contestazione, i militanti della sinistra nei media fanno la marcia per la libertà d'informazione - è come una grande «convenscion» dove incontrarsi fisicamente, sventolando magliette, bandierine e altri gadgets dei propri beniamini televisivi. Servirebbe invece una cura dimagrante per liberare la realtà e la politica dal sovrappeso mediatico. La consolazione non arriverà tardi: i personaggi televisivi salgono alla celebrità tanto velocemente quanto precipitano nell’oblio.

Gabriele Cazzulini

sabato 19 settembre 2009

Convocato per l'8 ottobre alle ore 16,00 il Consiglio Comunale

OGGETTO: Convocazione Consiglio Comunale.

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

VISTA la richiesta di autoconvocazione presentata da n. 8 consiglieri comunali datata 25.8.2009, registrata al protocollo dell'ente in data 28.8.2009 al n. 19936;

VISTA la richiesta del Sindaco in data 17.9.2009, prot. n. 21482;

SENTITA la Conferenza dei Capigruppo;

VISTO il regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale;

VISTO lo Statuto Comunale;

CONVOCA

il Consiglio Comunale di Gioia del Colle in seduta straordinaria di 1^ convocazione per il giorno 8 OTTOBRE alle ore 16,00 e, nel caso non si raggiungesse il numero legale, in 2^ convocazione per il giorno 10.10.2009 alle ore 10,00 , nella sala consiliare di palazzo San Domenico, per la trattazione dei seguenti argomenti:

SEDUTA PUBBLICA

  • 1) Ratifica delibera G.C. n. 171 del 19.8.2009 avente per oggetto:"Sagra della mozzarella 2009. Destinazione somme. Variazione di bilancio";
  • 2) Ratifica delibera G.C. n. 172 del 19.8.2009 avente per oggetto:"Accordo di programma quadro "Politiche Giovanili" - Delibera CIPE n. 35/2005 "Progetto Bandeàpart". Variazione di bilancio";
  • 3) "Situazione politico-amministrativa". Determinazioni (argomento di autoconvocazione);
  • 4) Relazione ex art. 2 del disciplinare sul funzionamento della Direzione Artistico-Organizzativa del teatro comunale "Rossini" di cui alla delibera C.C. n. 39/2008".
  • 5) Acquisto auto di rappresentanza. Destinazione avanzo di amministrazione;
  • 6) Elezione rappresentante del Comune di Gioia del Colle in seno al Consiglio della Comunità Montana Murgia Barese Sud Est in sostituzione del Sindaco Longo Pietro dimissionario;
  • 7) Revoca in autotutela della deliberazione del Commissario Straordinario n. 15 del 23.1.2008 avente ad oggetto:"Affidamento in appalto per la creazione di un SIT territoriale, creazione anagrafe tributaria unica ICI e TARSU, verifica e rivisitazione delle rendite attribuite sul territorio, verifica della trasformazione dei corpi rurali". Approvazione C.S.A.". Indirizzi per la nuova procedura di gara;
  • 8) Piano di Zonizzazione Elettromagnetica. Approvazione.

Il Presidente del Consiglio
Avv. Filippo Gianfranco Tisci

venerdì 18 settembre 2009

ORGOGLIOSI DEI NOSTRI EROI



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giovedì 17 settembre 2009

Infami e vigliacchi. Così il Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha definito i terroristi responsabili dell'attentato in cui hanno perso la vita sei militari del 186esimo Reggimento Paracadutisti Folgore e 4 membri delle forze di sicurezza afgana, ed in cui sono rimasti feriti altri 4 nostri militari (tre del 186esimo RGT dell'Esercito ed uno dell'Aeronautica Militare) e numerosi civili afgani. L'attacco è scattato alle 12.00 ore locali, quando un convoglio formato da due Vtlm «Lince» del contingente italiano «Italfor XX»,impegnato in un servizio di scorta, stava percorrendo la strada che dall'aeroporto internazionale di Kaia (International Kabul Airport) porta al Quartier Generale delle Forze della Coalizione, ed è rimasto coinvolto nell'esplosione di un autoveicolo bomba, con a bordo due kamikaze. Purtroppo neppure i blindati Lince possono resistere ad una deflagrazione del genere, nonostante siano praticamente il meglio a disposizione oggi delle nostre forze armate (e non solo, visto che sono in dotazione praticamente a tutti i contingenti alleati).

Con la morte del tenente Antonio Fortunato, del sergente maggiore Roberto Valente, del 1^ caporal maggiore Matteo Mureddu, del 1^ caporal maggiore Giandomenico Pistonami, del 1^ caporal maggiore Massimiliano Randino e del 1^ caporal maggiore Davide Ricchiuto, salgono così a venti le vittime italiane nel conflitto afgano, un alto tributo pagato dal nostro paese per la difesa della giovane democrazia di Kabul e per il mantenimento della sicurezza internazionale. Perché è bene non dimenticare, specie in questi momenti, che ciò che i nostri ragazzi fanno in quel lontano paese non è soltanto difendere la popolazione afgana dall'oscurantismo dei talebani, ma anche, e soprattutto, evitare che il paese torni ad essere un paradiso per i terroristi di al Qaeda, che ne farebbero la base di partenza per nuovi e più sanguinosi attacchi terroristici, come quelli di New York o di Madrid o di Londra.

Per garantire la sicurezza in casa nostra dobbiamo sconfiggere i nemici a casa loro, perché è da lì che vengono le peggiori minacce per l'Occidente, come dimostrano i tanti collegamenti tra le reti terroristiche recentemente smantellate dalle forze dell'ordine in Italia e la struttura di al Qaeda in Afghanistan. Per questo occorre proseguire sulla strada intrapresa con ancora maggiore convinzione, per onorare adeguatamente non solo i nostri caduti, ma tutte le vittime di un conflitto che non possiamo perdere. Come ha recentemente detto il Presidente Obama nel suo discorso davanti ai veterani di tutte le guerre «non dobbiamo mai dimenticare: questa non è una guerra che abbiamo scelto (war of choice). Questa è una guerra necessaria (war of necessity). Quelli che hanno attaccato l'America l'11 settembre stanno tramando per colpirla di nuovo. Se lasciati indisturbati, i talebani garantiranno un nuovo paradiso ai terroristi, ed al Qaeda potrà organizzarsi per uccidere ancor più americani. Quindi questa non è soltanto una guerra che vale la pena di essere combattuta. E' una guerra fondamentale per la difesa della nostra gente».

Questo è il motivo per cui i nostri militari sono impegnati in Afghanistan, e questo è il motivo per cui non potranno lasciare il paese prima che la missione sia definitivamente compiuta, non importa quanto lunga ed impervia sia la strada verso il successo. In gioco ci sono la nostra sicurezza ed i nostri valori. Inoltre questo è l'unico modo per fare in modo che i nostri eroi non siamo morti invano. Essi credevano nella loro missione, così come ci credono i tanti uomini e donne ancora impegnati in teatro, così come ci crede chiunque abbia scelto di rischiare la propria vita per la difesa dell'Italia e degli italiani. Anche per questo occorre isolare immediatamente tutti quegli sciacalli che hanno cominciato a parlare di ritiro immediato o di exit-strategy, che cercano di ottenere visibilità dalla tragedia che ha colpito il nostro paese, attraverso un'operazione meschina ed indegna di opportunismo politico. Perché i nostri militari, che danno la vita per la difesa della nostra amata patria, non meritano soltanto la nostra riconoscenza, ma anche, e soprattutto, il nostro rispetto.

Matteo Gualdi

mercoledì 16 settembre 2009

Ad Onna Berlusconi consegna le prime case



martedì 15 settembre 2009

L'operato del Governo Berlusconi è espressione di una nuova moralità della politica. Esso ha nella risoluzione dei problemi che emergono dalla realtà contingente la cifra distintiva rispetto ai passati esecutivi. Gestire e risolvere le problematiche causate da un terremoto richiede quella determinazione che coniuga lo sforzo per lo stanziamento dei fondi con la messa in opera della fase di ricostruzione, condizionata dal fattore temporale. La lentezza nella ricostruzione, nell'offrire un immediato riparo, causata anche dallo sperpero dei fondi - soldi che si disperdevano in mille rivoli - ha da sempre costituito nel nostro Paese un'incognita che ha prodotto strascichi di miseria nelle popolazioni colpite dai disastri naturali.

Silvio Berlusconi ed il suo Governo hanno profondamente cambiato l'approccio di intervento nelle situazioni di crisi. Già durante i primi mesi di insediamento l'Esecutivo diede una risposta decisa ad un bisogno popolare avvertito come prioritario, quello di un governo più vicino alle esigenze dei cittadini. E lo fece attraverso la scelta di convocare il Consiglio dei Ministri a Napoli, una città ferita dalla pessima gestione dei rifiuti e vittima degli ideologismi ambientalisti della Giunta regionale Bassolino e di quella partenopea della Jervolino. La presenza istituzionale del Governo sul territorio implica un'assunzione di responsabilità diretta dello stesso nei confronti della cittadinanza. Lo abbiamo riscontrato anche in Abruzzo, in cui l'azione tempestiva della Protezione Civile, con a capo il Sottosegretario Bertolaso, è riuscita a gestire la prima fase dell'emergenza offrendo a tutti un pasto caldo ed un riparo immediato a tutti gli sfollati. Senza contare gli interventi di salvataggio da parte dei Vigili del Fuoco, che hanno permesso di risparmiare molte vite umane, azioni spesso eroiche grazie alle quali essi si sono distinti anche a livello internazionale.

In tutti questi mesi, oltre ai Consigli dei Ministri convocati in loco, Silvio Berlusconi ha fatto la spola tra Roma e l'Aquila per monitorare lo stato d'avanzamento dei lavori di ricostruzione.L'imprenditoralità del Presidente del Consiglio ha coniugato il criterio di efficienza a quello di fattibilità dei lavori, che avevano come obiettivo primario quello di consegnare le prime villette ai terremotati fissando scadenze ben precise.

L'impresa portata avanti in questi ultimi mesi passerà alla storia sia per la tempestività dell'intervento messo in campo dal Governo sia per la sua capacità di organizzare un piano di ricostruzione urbanistica adeguato per dare un alloggio temporaneo a chi ha subito ingenti danni alla propria casa. Gli edifici, realizzati con materiali di diversa natura (dal calcestruzzo al legno lamellare) saranno di natura antisismica, rispettosi dei più avanzati criteri di sostenibilità ed, a ricostruzione avvenuta di tutti gli edifici dichiarati inagibili, verranno destinati ad alloggi per campus universitari. Il piano urbanistico prevede 19 aree in cui sono e saranno dislocate le abitazioni: martedì 15 settembre, in occasione della visita di Silvio Berlusconi ad Onna, sono state consegnate le prime 94 case; durante questo mese 2.500 persone potranno avere finalmente un alloggio, mentre alle rimanenti verranno consegnate entro la fine dell'anno. Se pensiamo anche al ciclo di lavoro serrato che ha accompagnato l'opera edilizia, che ha coinvolto le aziende costruttrici secondo un metodo operativo impostato dallo stesso Silvio Berlusconi - volto a ridurre i tempi di pausa con squadre di operai che si alternano anche nei giorni festivi-, comprendiamo di quale portata sia l'ingente sforzo messo in campo dal Governo; uno sforzo volto a portare a termine la costruzione di circa 4.500 appartamenti che ospiteranno 15.000 persone, a cui si aggiungono altri 500 bilocali per altri 3.000 cittadini che, secondo quanto emerso dall'ultimo censimento di agosto, è risultato fossero ancora bisognosi di una sistemazione. Un'operazione, quest'ultima, che ha richiesto uno stanziamento di altri 40 milioni di euro.

La fase di costruzione, successiva all'intervento di prima necessità del dopo terremoto, darà un tetto a tutti i terremotati la cui abitazione è stata dichiarata inagibile. Coloro che non potessero godere della disponibilità dell'alloggio entro settembre verranno ospitati temporaneamente in strutture alberghiere. Ma non solo, il piano di ricostruzione urbanistica comprende aiuti finanziari anche per coloro le cui case sono state dichiarate agibili. Sono previsti fondi anche per le scuole, per far sì che la vita ritorni alla sua normalità, affinché nel più breve tempo possibile la società abruzzese si metta in moto.

In questa circostanza l'Italia intera si è stretta intorno all'Abruzzo: sia con la solidarietà sia con l'eccellenza delle aziende italiane che hanno partecipato alla ricostruzione sotto la guida dello Stato. E la genialità di Silvio Berlusconi ha permesso di sensibilizzare i paesi stranieri nell'opera di ricostruzione, in particolar modo quella relativva ai monumenti storici di cui la terra abruzzese è ricca. Lo ha fatto scegliendo l'Aquila come il luogo dove svolgere il G8.

La nuova moralità della politica nasce, quindi, dalla politica del fare, che consiste anche nella capacità di mantenere le promesse dando una risposta efficace ai bisogni della gente: in questo consiste la rivoluzione berlusconiana. Dopo le elezioni del 2008 il popolo libero e moderato si è fatto maggioranza ed ha scelto Silvio Berlusconi non solo come suo rappresentante, ma come guida dinnanzi ad un mondo in cui la variabile dell' imprevedibilità diviene un fatto imprescindibile del quotidiano. Chi, oggi, usa il linguaggio nostalgico di un ritorno al vecchio o intende considerare Silvio Berlusconi come un fenomeno in caduta, non comprende che il mondo è cambiato e che non ha più senso portare avanti un messaggio ideologico. Il gossip di questa stagione ed i tentativi di Palazzo volti a offuscare l'immagine di Silvio Berlusconi si infrangono di fronte ai fatti del Governo. Martedì pomeriggio, a Onna, sono stati consegnati i primi alloggi ed è stato inaugurato il primo asilo. La vita, dunque, riprende.


di Alessandro Gianmoena
gianmoena@ragionpolitica.it!

venerdì 11 settembre 2009

BERLUSCONI: Ricordare l'11 settembre è un dovere

"L’11 settembre e’ una giornata dolorosa per tutti noi. Per tutto il mondo. Una giornata che ha colpito in particolare gli Stati Uniti d’America, ma anche tutti coloro che si riconoscono nei valori della liberta’ e della democrazia".


Lo ha affermato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in un messaggio dedicato all’anniversario dell’11 settembre: "Da allora sono passati otto anni. Ricordo che presiedevo il G8 e mi feci subito portavoce dello sgomento e della solidarieta’ comuni dicendo che ci sentivamo, come ci sentiamo, tutti americani. Non potro’ mai dimenticarlo. E ricordare, oggi, e’ un dovere. La lotta contro l’estremismo fanatico e il terrorismo, infatti, non e’ conclusa e le crisi aperte in diverse aree del pianeta ce lo testimoniano ogni giorno.


Sconfiggere l’odio richiede determinazione, coraggio, pazienza e capacita’ di dialogo. Credo che i messaggi rivolti dal presidente Obama negli ultimi mesi, soprattutto verso il mondo arabo-islamico, siano la giusta risposta per contenere e battere la strategia terroristica e opporsi alla propaganda dell’odio. Un autentico e proficuo dialogo tra civilta’ e’ segno di forza e di tolleranza".

11/9/2009

LIBERTÀ E IDENTITÀ









In questo nostro tempo confuso si farà sentire la mancanza della lucida intelligenza di Gianni Baget Bozzo. In particolare mi mancheranno i suoi consigli, le telefonate affettuose e i suoi scritti che spesso mi aprivano nuovi orizzonti e sempre mi conducevano a ripensare i difficili percorsi della politica italiana. Sono certo che la sua scomparsa abbia lasciato un vuoto anche per il presidente Berlusconi, al quale don Gianni dedicava ogni pensiero e ogni ansia della sua esistenza.

In una stagione rassegnata alla frammentarietà e alle divisioni, don Gianni ha difeso con la forza della ragione il valore fondamentale degli ideali cristiani. Per lui la politica si richiama alla storia di grandi eventi che si rifanno a principi ideali e rendono la politica una battaglia di idee. Per questo ritengo che la sua eredità culturale sia racchiusa nel mistero che unisce fede religiosa, battaglia ideale e confronto politico. Per questo abbiamo deciso, d'intesa con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, di dedicare il tradizionale appuntamento di Gubbio proprio a don Gianni.

Per Baget Bozzo il linguaggio cristiano custodisce ed esprime ideali che la politica non può ignorare, nel senso che la ragione deve saper ascoltare quanto promana della tradizione evangelica. Per don Gianni il cattolicesimo è una tradizione «in cui l'eternità tocca il tempo e nel momento in cui lo tocca lo assume e gli dà una sua dimensione». Per questo è difficile ritenere evento del tutto fortuito che la democrazia sia nata e si sia sviluppata in Occidente. Da qui lo stimolo a porsi domande sul rapporto stretto fra democrazia e cristianesimo, sul nesso, che ancor oggi ci interpella, che scaturisce dal Vangelo non solo come codice celeste, ma anche come portatore di una speranza per la giustizia terrena, così come ci richiama la nuova enciclica di Benedetto XVI.

Secondo Giuliano Ferrara la fede per don Gianni «era la fonte d'ispirazione dalla quale sgorgavano le cascate copiose del suo pensiero, un pensiero sempre alimentato dalla curiosità per gli accadimenti, che, secondo la sua filosofia di vita, erano sempre illuminati dalla luce celeste». Anche Massimo Cacciari ricorda la sua «fede agonica» vissuta come molla per pensare l'umano, la sua ricerca escatologica sulla «cosa ultima» sempre intrecciata, ma sempre eccedente rispetto alle sue passioni e scelte politiche. La fede, infatti, ha ispirato tutte le sue battaglie e gli ha consentito di intravedere oltre l'immediatezza del reale.

L'impegno culturale e politico di Baget Bozzo avviene alla luce della metafisica aristotelico-tomista, con san Tommaso suo «perenne maestro». È col Concilio Vaticano II che la Chiesa attraversa un momento difficile, in cui comincia il rigetto della metafisica e il rifiuto di San Tommaso come canone aureo della teologia. La parola «solidarietà» diviene lo specifico del cristianesimo, determinato non dalla fede, ma da una prassi sociale che viene giustificata in nome della carità. Baget sente che nel mondo vi è un pericolo per la Chiesa, un pericolo che viene dal suo interno. Comprende che nasce un'immagine della Chiesa interamente immanente alla storia. Ciò è legato ad una secolarizzazione della Chiesa per cui l'eguaglianza sociale è il compito storico che la società umana deve compiere per progredire. Il fine della Chiesa non è più la salvezza delle anime, ma la realizzazione dell'eguaglianza sociale degli uomini. Questa visione cambia il modo in cui la Chiesa post-conciliare vede il comunismo. «La fine dell'anticomunismo della Chiesa fu sancito da Giovanni XIII nella Pacem in Terris, in cui si distingueva tra errore ed errante, quindi tra comunismo e comunisti. La via era aperta al compromesso, perché si assumeva che i cattolici e i comunisti perseguissero in forme diverse il medesimo fine dell'eguaglianza sociale e che i comunisti dovevano capire che la Chiesa cattolica non era più un'antitesi, ma un volontario compagno di strada» (Lettera a un Vescovo su Chiesa e Occidente).

Gli anni Sessanta e Settanta sono anni in cui viene praticata la secolarizzazione della Chiesa. Sparite le certezze della ragione astratta, che ha governato il Novecento, finisce l'idea di una storia unitaria del mondo proprio nel momento in cui esso si organizza come unità economica e istituzionale. Il mondo laico occidentale, che sul razionalismo è vissuto, sente profondamente questa crisi come la fine di una stagione del pensiero: l'incertezza e la problematicità prendono il posto occupato dalle certezze della ragione. Per don Gianni il razionalismo occidentale è il grande mito collettivo di considerare la dimensione sociale e la sua storia come l'unica dimensione dell'uomo. Al contrario il cristiano deve comprendere che «la storia ha un limite, che non è fatta per diventare il paradiso sulla terra, che la rivoluzione è fallita e che l'idea politica fondamentale su cui si fonda l'ordine creato è l'idea di limite». Occorre abolire l'idea di rivoluzione ed evitare l'illusione dell'uomo onnipotente prospettato dal comunismo. La fine del comunismo è la fine del «principio Utopia», e quindi della violenza sulla realtà in nome dell'idea.

Si manifesta in questo modo l'insufficienza della società a contenere in sé le esigenze del singolo. Riemerge la dimensione spirituale dell'uomo, anche indipendentemente dalla memoria cristiana e dalla confessione religiosa. «Il passato riapparve come fondamento dell'identità, dopo che, con la fine dell'utopia, non lo poteva più essere il futuro. E anzi il futuro divenne il luogo dell'incertezza, il luogo in cui l'identità avrebbe potuto essere perduta. Caduta la storia razionalista come principio identificante della società, non rimase altro fondamento possibile, per la comprensione di un ordine della storia, che un ordine trascendente, in qualunque forma esso si ponesse». Solo la religione può sostituire l'ideologia perduta. Il nichilismo stesso può essere visto «non solo come alternativa alla religione, ma anche come il vuoto che prepara la domanda religiosa» (L'intreccio. Cattolici e comunisti 1945-2004). Caduta la convinzione di possedere il futuro e di trarre da esso il giusto criterio di comportamento, solo un orizzonte trascendente gli eventi può consentire un orientamento, o almeno la certezza di un fondamento che gli eventi non possono incrinare. La religione rimane l'unico momento in cui sia possibile pensare passato, presente e futuro sotto una linea di continuità che non è più data dalla forma razionale, ma dalla speranza trascendente. Solo il divino può conciliare la libertà e la responsabilità morale.

Non rinunciando mai alla sua libertà, don Gianni ci ha insegnato che l'affermazione dell'identità italiana è la condizione essenziale per governare le dinamiche sociali. Per questo la missione della politica è un nuovo modello di società che sappia guardare al governo della polis con una chiara progettualità che vinca le divisioni e si ponga come soluzione dei conflitti. Non a caso don Gianni predilige il libro dell'escatologia cristiana per eccellenza, l'Apocalisse, che ci mostra come Cristo sia presente nella storia e lotti contro potenze che sono mondane, ma che hanno dietro una strategia non mondana. È quello che Agostino ha espresso nel De Civitate Dei, in cui la storia è combattimento tra due città interiori e spirituali: la città in cui si ha l'amore di Dio sino al disprezzo di sé e la città degli uomini in cui avviene il contrario, l'amore di sé sino al disprezzo di Dio.

Sandro Bondi