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venerdì 18 settembre 2009

ORGOGLIOSI DEI NOSTRI EROI



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giovedì 17 settembre 2009

Infami e vigliacchi. Così il Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha definito i terroristi responsabili dell'attentato in cui hanno perso la vita sei militari del 186esimo Reggimento Paracadutisti Folgore e 4 membri delle forze di sicurezza afgana, ed in cui sono rimasti feriti altri 4 nostri militari (tre del 186esimo RGT dell'Esercito ed uno dell'Aeronautica Militare) e numerosi civili afgani. L'attacco è scattato alle 12.00 ore locali, quando un convoglio formato da due Vtlm «Lince» del contingente italiano «Italfor XX»,impegnato in un servizio di scorta, stava percorrendo la strada che dall'aeroporto internazionale di Kaia (International Kabul Airport) porta al Quartier Generale delle Forze della Coalizione, ed è rimasto coinvolto nell'esplosione di un autoveicolo bomba, con a bordo due kamikaze. Purtroppo neppure i blindati Lince possono resistere ad una deflagrazione del genere, nonostante siano praticamente il meglio a disposizione oggi delle nostre forze armate (e non solo, visto che sono in dotazione praticamente a tutti i contingenti alleati).

Con la morte del tenente Antonio Fortunato, del sergente maggiore Roberto Valente, del 1^ caporal maggiore Matteo Mureddu, del 1^ caporal maggiore Giandomenico Pistonami, del 1^ caporal maggiore Massimiliano Randino e del 1^ caporal maggiore Davide Ricchiuto, salgono così a venti le vittime italiane nel conflitto afgano, un alto tributo pagato dal nostro paese per la difesa della giovane democrazia di Kabul e per il mantenimento della sicurezza internazionale. Perché è bene non dimenticare, specie in questi momenti, che ciò che i nostri ragazzi fanno in quel lontano paese non è soltanto difendere la popolazione afgana dall'oscurantismo dei talebani, ma anche, e soprattutto, evitare che il paese torni ad essere un paradiso per i terroristi di al Qaeda, che ne farebbero la base di partenza per nuovi e più sanguinosi attacchi terroristici, come quelli di New York o di Madrid o di Londra.

Per garantire la sicurezza in casa nostra dobbiamo sconfiggere i nemici a casa loro, perché è da lì che vengono le peggiori minacce per l'Occidente, come dimostrano i tanti collegamenti tra le reti terroristiche recentemente smantellate dalle forze dell'ordine in Italia e la struttura di al Qaeda in Afghanistan. Per questo occorre proseguire sulla strada intrapresa con ancora maggiore convinzione, per onorare adeguatamente non solo i nostri caduti, ma tutte le vittime di un conflitto che non possiamo perdere. Come ha recentemente detto il Presidente Obama nel suo discorso davanti ai veterani di tutte le guerre «non dobbiamo mai dimenticare: questa non è una guerra che abbiamo scelto (war of choice). Questa è una guerra necessaria (war of necessity). Quelli che hanno attaccato l'America l'11 settembre stanno tramando per colpirla di nuovo. Se lasciati indisturbati, i talebani garantiranno un nuovo paradiso ai terroristi, ed al Qaeda potrà organizzarsi per uccidere ancor più americani. Quindi questa non è soltanto una guerra che vale la pena di essere combattuta. E' una guerra fondamentale per la difesa della nostra gente».

Questo è il motivo per cui i nostri militari sono impegnati in Afghanistan, e questo è il motivo per cui non potranno lasciare il paese prima che la missione sia definitivamente compiuta, non importa quanto lunga ed impervia sia la strada verso il successo. In gioco ci sono la nostra sicurezza ed i nostri valori. Inoltre questo è l'unico modo per fare in modo che i nostri eroi non siamo morti invano. Essi credevano nella loro missione, così come ci credono i tanti uomini e donne ancora impegnati in teatro, così come ci crede chiunque abbia scelto di rischiare la propria vita per la difesa dell'Italia e degli italiani. Anche per questo occorre isolare immediatamente tutti quegli sciacalli che hanno cominciato a parlare di ritiro immediato o di exit-strategy, che cercano di ottenere visibilità dalla tragedia che ha colpito il nostro paese, attraverso un'operazione meschina ed indegna di opportunismo politico. Perché i nostri militari, che danno la vita per la difesa della nostra amata patria, non meritano soltanto la nostra riconoscenza, ma anche, e soprattutto, il nostro rispetto.

Matteo Gualdi

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