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martedì 29 marzo 2011

PROCESSO MEDIATRADE: ACCUSE INFONDATE E RIDICOLE

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Cari amici,
 cosiddetto “Mediatrade”, che è solo uno dei 31 processi avviati contro di me in 17 anni, con oltre mille magistrati che si sono occupati della mia persona e delle mie aziende: 24 processi si sono conclusi con archiviazioni e assoluzioni con formula piena per non aver commesso il fatto. Ne restano 6 nel penale e 1 nel civile.
Ho deciso di partecipare a queste nuove udienze per dimostrare a tutti che le accuse sono non solo infondate, ma anche ridicole.
I fatti di questo processo risalgono addirittura a 15 anni fa, alla prima metà degli anni ’90.
Due osservazioni preliminari: è una realtà incontestabile confermata categoricamente da tutti i testimoni, che in Mediaset io non mi sono mai occupato dell’acquisto di diritti televisivi.
È una realtà incontestabile, confermata da tutti i testimoni, che dal gennaio 1994, data della mia discesa in campo nella politica, dopo essermi dimesso da ogni carica, mi sono allontanato dalle aziende che avevo fondato, per dedicarmi solo ed esclusivamente al bene del mio Paese.
L’accusa della Procura è che io, in qualità di socio occulto, non dichiarato, di un imprenditore americano che vendeva a Mediaset film e telefilm della Paramount, avrei diviso con lui gli utili di quelle vendite.
L’accusa è totalmente falsa e i miei avvocati lo hanno provato. Così falsa, che c’è da chiedersi con quale coraggio la Procura di Milano abbia insistito a spenderci sopra - tra consulenze, rogatorie e atti processuali - qualcosa come una ventina di milioni di euro tolti dalle tasche dei contribuenti.
Il gruppo televisivo da me fondato era, ed è, uno dei principali acquirenti di diritti televisivi nel mondo. (Pensate che dal 1994 sono stati versati dal Gruppo Fininvest allo Stato, tra imposte e contributi, oltre 7 miliardi e 700 milioni di Euro). Una piccola parte di questi diritti (da 30 a 50 milioni di dollari), un ventesimo su un totale di acquisti di quasi un miliardo ogni anno, veniva acquistata ogni anno da tale Frank Agrama, che operava e opera da 40 anni in questo settore, e che godeva di una specie di esclusiva per i mercati europei dei prodotti della Paramount, da cui otteneva prezzi e condizioni particolarmente favorevoli. Acquistava ogni anno da Paramount l’intera produzione di film e di telefilm e poi la vendeva alle televisioni europee.

Si poteva scavalcare Agrama e comprare i diritti direttamente da Paramount?
La risposta è: No. È un fatto che per acquisire i prodotti Paramount, tra i migliori sul mercato americano, Mediaset doveva necessariamente trattare sempre e solo con lui. Tanto è vero che quando un nuovo amministratore di Mediaset cercò di trattare direttamente con Paramount, il risultato fu che quest’ultima cedette tutti i suoi prodotti alla Rai, anziché a Mediaset, con grave danno per la stessa.

Io sarei un socio occulto di Agrama?
No. È un fatto che ebbi con Agrama solo due o tre incontri agli albori della TV commerciale negli anni ’80 e in seguito nessun rapporto con lui. Io, socio di Agrama, non lo sono mai stato.

Io avrei partecipato agli utili delle vendite di Agrama?
No. Anche qui parlano i fatti. Dai conti correnti di Agrama sequestrati dai PM milanesi risulta senza ombra di dubbio che tutti i guadagni provenienti dall’attività commerciale di Agrama sono rimasti nella sua esclusiva disponibilità e che mai somma alcuna è stata trasferita a Silvio Berlusconi.

Ma l’aspetto incredibile di tutta questa vicenda è che nel corso degli anni Agrama, purtroppo, versò ad alcuni dirigenti dell’Ufficio acquisti di Mediaset ingenti somme di denaro in nero (in un caso addirittura 4 milioni e mezzo di Euro) per far sì che Mediaset continuasse ad acquistare da lui i diritti di Paramount.
Risulta pacificamente dagli atti processuali che tutti questi denari sono stati da loro utilizzati per i propri interessi.
E qui la domanda che faccio è semplice: è possibile che un imprenditore paghi parecchi milioni di Euro al capo dell’Ufficio acquisti della sua azienda che fa la cresta sugli acquisti? No, non è possibile!
Invece, la Procura di Milano ha risposto, incredibilmente, di sì e ha dimostrato ancora una volta di avere contro di me una volontà persecutoria che non si ferma neppure di fronte all’evidenza e al ridicolo.

Insomma, alcuni magistrati hanno aperto e trascinato per anni contro di me un inverosimile procedimento fondato sul nulla. Se fossero stati obiettivi, questo procedimento sarebbe finito prima ancora di iniziare, con grande risparmio di tempo per loro e per me e di denaro per tutti i cittadini. Una soltanto delle tante consulenze contabili ordinate dai PM è costata ai contribuenti quasi 3 milioni di euro.
Ma le assurdità non finiscono qui.
Anche un bambino è in grado di capire che io non avrei mai avuto interesse a pagare tangenti ai miei stessi dirigenti per agevolare Agrama. Mi sarebbe bastata una telefonata per ottenere dai miei sottoposti l’acquisto di quei film e di quei telefilm senza che Agrama dovesse pagare alcuna tangente, che secondo l’accusa per metà sarebbe stata mia.
E poi quale imprenditore avrebbe mai mantenuto come responsabili del suo Ufficio acquisti (che acquistava diritti per quasi un miliardo di dollari l’anno) dei dirigenti corrotti che facevano la cresta sugli acquisti a danno dell’azienda?
Nessun imprenditore con la testa sulle spalle avrebbe mai tollerato per più di un minuto la permanenza di tali personaggi nella sua azienda.
Così l’attacco a Silvio Berlusconi continua. Perché bisogna continuare a tenere sotto una spada di Damocle giudiziaria e mediatica il nemico ideologico e politico Silvio Berlusconi, il vero e unico ostacolo che impedisce alla sinistra di raggiungere il potere.
Purtroppo il comunismo in Italia non si è mai arreso: c’è ancora chi usa il codice penale come uno strumento di lotta ideologica e pensa che la parte politicizzata della magistratura possa usare qualsiasi mezzo per annientare l’avversario vittorioso nelle elezioni e forte nel consenso popolare.

Cari amici,
questi sono i fatti incontrovertibili, questa è la situazione in cui ci troviamo.
Mettetevi di impegno quindi per far conoscere a tutti la verità su questi processi, smascherando chi ne approfitta per infangare il Presidente del Consiglio.
Ma state sereni. Anche questa volta l’attacco fallirà, la verità sarà riconosciuta e noi ne verremo fuori più forti di prima. Come è sempre accaduto.
Un forte abbraccio a ciascuno di voi.
Silvio Berlusconi

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