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della sede di Gioia del Colle

lunedì 31 gennaio 2011

Berlusconi scrive al Corriere della Sera


Gentile direttore,
il suo giornale ha meritoriamente rilanciato la discussione sul debito pubblico mostruoso che ci ritroviamo sulle spalle da molti anni, sul suo costo oneroso in termini di interessi annuali a carico dello Stato e sull’ostacolo che questo gravame pone sulla via della crescita economica del Paese. Sono d’accordo con le conclusioni di Dario Di Vico, esposte domenica in un testo analitico molto apprezzabile che parte dalle due proposte di imposta patrimoniale, diversamente articolate, firmate il 22 dicembre e il 26 gennaio da Giuliano Amato e da Pellegrino Capaldo. Vorrei brevemente spiegare perché il no del governo e mio va al di là di una semplice preferenza negativa, «preferirei di no», ed esprime invece una irriducibile avversione strategica a quello strumento fiscale, in senso tecnico-finanziario e in senso politico.
Prima di tutto, se l’alternativa fosse tra un prelievo doloroso e una tantum sulla ricchezza privata e una poco credibile azione antidebito da «formichine», un gradualismo pigro e minimalista nei tagli alla spesa pubblica improduttiva e altri pannicelli caldi, staremmo veramente messi male. Ma non è così. L’alternativa è tra una «botta secca», ingiusta e inefficace sul lungo termine, e perciò deprimente per ogni prospettiva di investimento e di intrapresa privata, e la più grande «frustata» al cavallo dell’economia che la storia italiana ricordi. Il debito è una percentuale sul prodotto interno lordo, sulla nostra capacità di produrre ricchezza. Se questa capacità è asfittica o comunque insufficiente, quella percentuale di debito diventa ingombrante a dismisura. Ma se riusciamo a portare la crescita oltre il tre-quattro per cento in cinque anni, e i mercati capiscono che quella è la strada imboccata dall’Italia, Paese ancora assai forte, Paese esportatore, Paese che ha una grande riserva di energia, di capitali, di intelligenza e di lavoro a partire dal suo Mezzogiorno e non solo nel suo Nord europeo e altamente competitivo, l’aggressione vincente al debito e al suo costo annuale diventa, da subito, l’innesco di un lungo ciclo virtuoso.
Per fare questo occorre un’economia decisamente più libera, poiché questa è la frustata di cui parlo, in un Paese più stabile, meno rissoso, fiducioso e perfino innamorato di sé e del proprio futuro. La «botta secca» è, nonostante i ragionamenti interessanti e le buone intenzioni del professor Amato e del professor Capaldo, una rinuncia statalista, culturalmente reazionaria, ad andare avanti sulla strada liberale. La Germania lo ha fatto questo balzo liberalizzatore e riformatore, lo ha innescato paradossalmente con le riforme del socialdemocratico Gerhard Schröder, poi con il governo di unità nazionale, infine con la guida sicura e illuminata di Angela Merkel. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: la locomotiva è ripartita. Noi, specialmente dopo il varo dello storico accordo sulle relazioni sociali di Pomigliano e Mirafiori, possiamo fare altrettanto.
Non mi nascondo il problema della particolare aggressività che, per ragioni come sempre esterne alla dialettica sociale e parlamentare, affligge il sistema politico. Ne sono preoccupato come e più del presidente Napolitano. E per questo, dal momento che il segretario del Pd è stato in passato sensibile al tema delle liberalizzazioni e, nonostante qualche sua inappropriata associazione al coro strillato dei moralisti un tanto al chilo, ha la cultura pragmatica di un emiliano, propongo a Bersani di agire insieme in Parlamento, in forme da concordare, per discutere senza pregiudizi ed esclusivismi un grande piano bipartisan per la crescita dell’economia italiana; un piano del governo il cui fulcro è la riforma costituzionale dell’articolo 41, annunciata da mesi dal ministro Tremonti, e misure drastiche di allocazione sul mercato del patrimonio pubblico e di vasta defiscalizzazione a vantaggio delle imprese e dei giovani.
Lo scopo indiretto ma importantissimo di un piano per la crescita fondato su una frustata al cavallo di un’economia finalmente libera è di portare all’emersione della ricchezza privata nascosta, che è parte di un patrimonio di risparmio e di operosità alla luce del quale, anche secondo le stime di Bruxelles, la nostra situazione debitoria è malignamente rappresentata da quella vistosa percentuale del 118 per cento sul Pil. Prima di mettere sui ceti medi un’imposta patrimoniale che impaurisce e paralizza, un’imposta che peraltro sotto il mio governo non si farà mai, pensiamo a uno scambio virtuoso, maggiore libertà e incentivo fiscale all’investimento contro aumento della base impositiva oggi nascosta. Se a questo aggiungiamo gli effetti positivi, di autonomia e libertà, della grande riforma federalista, si può dire che gli atteggiamenti faziosi, ma anche quelli soltanto malmostosi e scettici, possono essere sconfitti, e l’Italia può dare una scossa ai fattori negativi che gravano sul suo presente, costruendosi un pezzo di futuro.
Silvio Berlusconi

venerdì 28 gennaio 2011

Il testo e il nuovo videomessaggio di Silvio Berlusconi


GOVERNIAMO E CONTINUEREMO A GOVERNARE NELL'INTERESSE DEL PAESE
Care amiche e cari amici,
ormai sta diventando un appuntamento fisso questo nostro incontro settimanale che ci dà l'opportunità di fare il punto sulla situazione politica e di Governo.
Vi devo confessare che guardando certi giornali mi viene da pensare che io sia Presidente del Consiglio ad opera di chissà chi e quasi per caso, come se fossi il beneficiario di un sorteggio e non perché il Popolo della Libertà da me guidato ha vinto nettamente le elezioni.
Anzi, è giusto ricordare che io, il mio Governo, il mio partito e la mia maggioranza, oltre ad avere vinto le elezioni politiche del 2008, abbiamo vinto anche nelle elezioni Europee, e poi nelle Regionali e nelle amministrative. Abbiamo avuto una continua legittimazione popolare e continuiamo quindi a governare con l'impegno di sempre, forti del sostegno solido e chiaro degli italiani che ancora oggi danno più del 45% alla nostra coalizione nei sondaggi.
Non siamo noi ad aver tradito chi ci ha eletto. Noi portiamo avanti coerentemente il programma di governo concordato con gli Italiani. Non siamo noi ad aver stracciato il contratto col popolo, che ci aveva conferito un mandato talmente ampio da poter configurare questa come una legislatura costituente.
Non siamo noi ad aver sabotato il cammino delle riforme facendo ripiombare il Paese nei teatrini della vecchia politica, delle verifiche e dei voti di fiducia a ripetizione. La verità è che contro di noi si è coalizzata tutta la vecchia politica che da sempre si frappone al rinnovamento, anzi quella politica che porta la responsabilità della crisi dello Stato, dell'economia e della società italiana, quelli che nella Prima Repubblica erano fra loro nemici, si sono messi tutti insieme contro di noi, contro il Governo espressione della maggioranza degli italiani nella vana speranza di mandarci a casa.
Non hanno in comune alcun valore, l'unica cosa che li unisce è conquistare il potere e far fuori Berlusconi con il soccorso rosso delle toghe politicizzate, pronte a intervenire ogni qual volta la situazione lo richieda.
Ebbene, ancora una volta questa offensiva è stata e sarà respinta. Noi abbiamo la forza del popolo e la forza dei numeri: le opposizioni riunite ci hanno imposto, dal 29 settembre ad oggi, ben sette verifiche parlamentari sulla tenuta del governo, e noi abbiamo sempre vinto: 7 a zero su questioni cruciali come ben due voti di fiducia (il 29 settembre ed il 14 dicembre), contro due sfiducie individuali ai ministri Calderoli e Bondi (22 dicembre e 26 gennaio), con l'approvazione della riforma dell'Università del ministro Gelmini (23 dicembre), con il decreto per Napoli convertito in legge e con la relazione sullo stato della Giustizia del ministro Alfano (il 29 gennaio).
Il Governo non si è mai fermato, neanche per un momento. Anche questa mattina il Consiglio dei Ministri ha lavorato per risolvere decine di problemi con vero spirito di squadra e con grande unità.
Di fronte alla politica di palazzo noi abbiamo risposto con cinque obiettivi concreti: Federalismo, Fisco, Sud, Giustizia, Sicurezza.
Noi abbiamo approvato tutti questi provvedimenti in successivi consigli dei ministri, ad eccezione della riforma tributaria alla quale stiamo lavorando con le forze sociali e della riforma della Giustizia, che è stata bloccata da Fini e dai suoi. Ma da oggi in poi queste riforme, già concordate con gli elettori, saranno in testa all'agenda del governo, insieme al federalismo.
Noi, negli ultimi due mesi, abbiamo approvato in via definitiva la riforma dell'Università che completa l'intero ciclo della rifondazione della scuola, la prima che viene attuata nel dopoguerra. È stata approvata e diviene operativa la Banca del Sud.
È già operativo il finanziamento della Cassa depositi e prestiti alle piccole e medie imprese.
Noi abbiamo attuato una riforma della previdenza che nel pubblico impiego allinea l'età della pensione per uomini e donne, e che per tutti dispone l'aggancio tra pensioni e aspettativa di vita: un meccanismo all'avanguardia in Europa. Il tutto senza un'ora di protesta, un'ora di scioperi.
Noi abbiamo rinnovato il finanziamento per la detassazione degli straordinari, fondamentale per rilanciare la competitività delle imprese.
Insomma,
dopo aver difeso gli interessi italiani nelle sedi europee, ottenendo la riclassificazione del debito pubblico in base a criteri di sostenibilità,
dopo aver varato una legge di stabilità finanziaria che è stata approvata dall'Europa senza alcuna richiesta di manovra aggiuntiva, cioè di altri tagli che avrebbero depresso e forse compromesso la ripresa economica; dopo aver messo al riparo l'Italia dalla speculazione internazionale e dopo aver garantito la coesione sociale del Paese stendendo una rete di ammortizzatori sociali di ben 32 miliardi di euro,
ora siamo impegnati a condurre in porto il federalismo, realizzando così una riforma storica, che ridisegnerà il volto dello Stato nel 150.mo anniversario dell'Unità d'Italia. Sono dunque orgoglioso di quanto abbiamo fatto finora, nella convinzione che il centrodestra resti l'unica coalizione in grado di assicurare l'unità d'Italia e l'unica garanzia di governabilità, a fronte di un'opposizione debole, divisa e frammentata, senza leader, senza idee, senza programmi, che sa solo proporre nuove tasse, come, ad esempio, la patrimoniale che penalizzerebbe tutte le famiglie italiane, che deprimerebbe gli investimenti, metterebbe in fuga i capitali e riaprirebbe la corsa alla spesa improduttiva. Finché ci sarò io, proposte come queste non passeranno mai: gli italiani lo sanno e possono stare tranquilli la patrimoniale non passerà mai.
Cari amici,
come ormai tutti sapete, le tempeste non mi spaventano, e più grandi sono, più mi convinco che è necessario reagire nell'interesse di tutti i cittadini, nell'interesse del nostro Paese.
In diciassette anni ne ho viste tante: hanno cercato con ogni mezzo di cancellarmi dalla politica e dalla storia, lo hanno fatto anche colpendomi fisicamente, ma mai, dico mai, i nostri avversari avevano raggiunto vette così vergognose di irresponsabilità, di cinismo e di illiberalità, violando le norme più elementari del diritto e usando illegittimamente l'arma dell'indagine giudiziaria a fini di lotta politica. Perché da troppo tempo una parte della magistratura persegue con ogni mezzo il sovvertimento della volontà popolare, e per far questo non si ferma davanti a nulla.
Quando in un Paese democratico - e questo accade solo in Italia - si arriva a violare il domicilio del presidente del Consiglio, e a considerare possibile indiziato di reato chiunque vi entri - significa che il livello di guardia è stato ampiamente superato.
Non è un Paese libero quello in cui quando si alza il telefono non si è sicuri della inviolabilità delle proprie conversazioni.
Non è un Paese libero quello in cui un cittadino può trovare sui giornali delle proprie conversazioni che fanno parte del proprio privato e che non hanno nessun contenuto penalmente rilevante.
Non è un Paese libero quello in cui una casta di privilegiati può commettere ogni abuso a danno di altri cittadini senza mai doverne rendere conto.
E' giunto il momento di ristabilire una reale separazione e un corretto equilibrio fra i poteri e gli ordini dello Stato.
Sia chiaro che io non ho alcun timore di farmi giudicare.
Davanti ai magistrati non sono mai fuggito, e la montagna di fango delle accuse più grottesche e inverosimili in 17 anni di persecuzione giudiziaria non ha partorito nemmeno un topolino: i mille magistrati che si sono occupati ossessivamente di me e della mia vita non hanno trovato uno straccio di prova che abbia retto all'esame dei tribunali. Ma io ho diritto, come ogni altro cittadino, di presentarmi di fronte al mio giudice naturale, che non è la Procura di Milano ma il giudice assegnatomi dalla Costituzione, cioè il Tribunale dei Ministri, che non è un tribunale speciale fatto apposta per me, ma è composto da giudici scelti per sorteggio. E avendo la coscienza totalmente tranquilla, lo farò appena sarà stata ristabilita una situazione di correttezza giudiziaria.
Amici cari,
io vado avanti nell'interesse del Paese che mi ha scelto come Capo del governo e che non ha mai rinnegato questa scelta, e lo farò fino a quando sentirò la fiducia degli elettori e della maggioranza del Parlamento, che sono gli unici capisaldi di ogni vera democrazia. Noi governiamo, e continueremo a governare, il fango ricadrà su chi cerca di usarlo contro di noi.
Un saluto affettuoso a tutti Voi.

Silvio Berlusconi

Fini dixit...


...e ora?
Verba volant...video manent!

martedì 25 gennaio 2011

La telefonata di Berlusconi alla trasmissione di Lerner

Qualcuno comincia a riflettere anche a sinistra...

Pubblichiamo dal sito  http://www.thefrontpage.it l'appello di un gruppo di intellettuali di sinistra a favore di un confronto politico più civile e non giustizialista in merito alla montatura mediatico-giudiziaria sul caso Ruby. Ai nostri visitors le opportune riflessioni. Comunque ben venga un approccio finalmente di diverso segno, anche da sinistra, di fronte ad un modo di vedere il confronto politico, che non ha niente a che fare con la democrazia.

"Care compagne e cari compagni, per carità, per il nostro bene, fermatevi.
Il nostro avvenire, la libertà, i nostri diritti e quelli delle persone colpite dalla crisi e dall’ingiustizia sociale, non possono essere affidati alla legge e alla violenza dello Stato. Ai tribunali. Alla repressione. In passato ci è capitato, qualche volta, di pensarlo. Poi abbiamo capito che sbagliavamo.
Non possiamo sperare nel carcere, nell’arresto dell’avversario più detestato, nei sistemi di intercettazione a tappeto, nella logica dei corpi separati e persino nell’intervento del Vaticano per ottenere ciò che non abbiamo ottenuto con il consenso.
Nel giustizialismo non c’è meno oscurità che nel comportamento arrogante della politica di potere.
Rischiamo di trasformare il popolo della sinistra, dei democratici, in tricoteuses compiacute e senza idee, che se ne stanno lì davanti alla ghigliottina e assistono al Terrore rivoluzionario mediatico e alle controffensive della Vandea. Oppure in castigatori moralisti dei comportamenti privati e sessuali di chicchessia, fino ad invocare l’ingerenza della Chiesa sulla politica, e a scagliarci contro le donne poco castigate, contro i libertini, contro gli eccessi sessuali, o contro il peccato.
Certo, cari compagni, nel nostro passato abbiamo qualcosa che non va. Vi ricordate quando pensavamo che la “celere” e le leggi speciali e le carceri e le proibizioni fossero il modo giusto per risolvere  il disagio sociale o la ribellione dei giovani? E mettere in salvo la linea del partito? Vogliamo liberarci di quel passato, oppure vogliamo riprodurlo tale e quale, ma senza avere più il partito, né la linea, e senza esserci accorti di quanto sono cambiate le cose?
Che vuol dire per noi essere di sinistra? Più o meno significa questo: indicare una missione e obbiettivi per la crescita dell’equità, della giustizia, della libertà. Giusto? Ma qualcuno ci dice: “D’accordo,  avete ragione, ma per ora c’è una emergenza più grande della giustizia sociale o della libertà. Questa emergenza è la lotta contro la corruzione e contro il malcostume”.
Giusto, la corruzione va perseguita. Ma non è l’emergenza delle emergenze. E la corruzione va perseguita, ma non, come fu nel ’92-’94, decapitando una classe politica, o esercitando la pressione della carcerazione preventiva, a volte abusiva. E’ troppo lunga la lista di errori, di vittime, di interferenze nella vita politica dovute a processi mediatici o sbagliati. Dobbiamo difendere il sistema dei diritti dell’imputato la cui salvaguardia risale a prima della stessa Rivoluzione francese. E la corruzione va combattuta sì con le indagini, ma soprattutto con l’efficienza e la trasparenza delle funzioni pubbliche, come dicono i rapporti dell’Ocse sull’argomento: perchè una società in cui lo Stato non funziona finisce per avere bisogno di corrotti o servi per funzionare.
L’esercizio della giustizia deve essere efficace, ma esemplare nel rispetto delle regole e nella sobrietà dei comportamenti, più di quanto non spetti agli imputati. Il braccio della legge deve esercitarsi senza ossessioni di protagonismo. I poteri di indagine non devono ridurre i cittadini, testimoni o sospettati, a numeri di telefono intercettabili e a condannati molto prima del giudizio, né a quei poteri debbono sommarsi considerazioni moralistiche, né va utilizzato in modo devastante il circuito mediatico come prima ed ultima sede  di sentenza.
Non lo credevamo, ma oggi la sinistra rischia una involuzione autoritaria, rischia di abituarsi a pratiche liberticide.
E per di più questa involuzione si realizza circondata da una sorta di consenso totalitario, che si somma alla paura del dissenso per meschine finalità politiche o elettorali. E’ una doppiezza che abbiamo allontanato da tempo, e che non renderà più credibili i propositi di riscatto sociale, non sanerà le divisioni, ma renderà la società meno libera e più ingiusta.
Cari compagni, evitiamo di trasformare la sinistra in una nuova destra, pulita e reazionaria, bigotta e illiberale, antifemminsita, moderata e populista. Siamo ancora in tempo. L’Italia ha bisogno della sinistra. Non ha bisogno di manette né di intellettuali o di politici che giocano a fare gli sbirri."
Piero Sansonetti
Fabrizio Rondolino
Ottaviano Del Turco
Claudio Velardi
Massimo Micucci
Enza Bruno Bossio

sabato 22 gennaio 2011

BERLUSCONI: Non fuggo e non mi dimetto


"Io non ci sto, non fuggo e non mi dimetto. Pensavano di piegarci ma noi non ci pieghiamo e reagiamo all’aggressione". Lo ha affermato il presidente Silvio Berlusconi, intervenendo telefonicamente ad un convegno del PdL a Milano. "E’ normale in una normale democrazia che il presidente del Consiglio sia sottoposto ad uno spionaggio del genere?. Dal 2010 tutti gli ospiti delle mie cene sono stati identificati con tecniche costosissime e sottoposti a intercettazioni che non sono state fatte a seguito di una notizia di reato, ma per costruire una notizia di reato. Dal 1994 la giustizia si è occupata in modo ossessivo di me".
Berlusconi ha osservato che dopo il tentativo, fallito, di eversione, da parte di Fini, è scattata l’operazione giudiziaria. "Dal 2008 al 2010 Fini ha bocciato non a caso tutti i tentativi di riforma della giustizia, a partire dalla legge sulle intercettazioni. Poi, sempre non a caso, ha messo in atto la scissione di Futuro e libertà. L’intento era quello di mettere in minoranza il governo. Questo disegno eversivo è fallito, come sapete bene, con il voto a Camera e al Senato del 14 dicembre. Allora subito è scattata l’operazione giudiziaria".

I cattolici del PdL scrivono ai credenti italiani: “Non credete ai pettegolezzi su Silvio”

“Cari amici, in un momento tanto confuso e delicato per il nostro paese vorremmo evitare che la marea dei pettegolezzi che invade ogni giorno le pagine dei giornali finisca per oscurare il senso del nostro lavoro quotidiano per il bene comune. C’e’ il rischio di farsi tutti confondere o trascinare dall’onda nera, lasciandosi strumentalizzare da un moralismo interessato e intermittente, che emerge solo quando c’e’ di mezzo il presidente Berlusconi. Un moralismo che nulla ha a che fare con quella ‘imitatio Christi’ a cui la Chiesa ci invita, e che anzi non si fa scrupoli a brandire per fini politici, e in senso opposto a seconda delle convenienze di parte, l’idea della morale cristiana.
L’enorme scossone mediatico e politico di questi ultimi giorni non si comprende appieno se non come l’ultimo atto di un’offensiva giudiziaria iniziata con Tangentopoli: il tentativo di una piccola ma agguerrita minoranza di magistrati di interferire pesantemente negli assetti politici, per determinare nuovi equilibri che prescindano dal consenso popolare. Diciassette anni fa c’erano gli arresti spettacolari: politici e personaggi pubblici sfilavano in manette sotto telecamere impietose, e la carcerazione preventiva era lo strumento privilegiato di alcune procure. Ma quante di quelle accuse, urlate da certi magistrati con tanta sicurezza da sembrare indubitabili, si sono rivelate poi vere? Certamente sono stati riconosciuti dei colpevoli, anche se altri pur imputabili delle stesse responsabilita’ sono stati risparmiati e in alcuni casi nemmeno sfiorati dall’ombra del sospetto. Quel che e’ piu’ grave, pero’, in numerose occasioni processi condotti nelle aule dei tribunali sono giunti a ben altre conclusioni rispetto alle accuse iniziali.
Le tante assoluzioni che pure ne sono seguite, pero’, non potranno mai ripagare l’ingiustizia subita da chi vi si e’ trovato coinvolto, soprattutto da chi non ce l’ha fatta e si e’ tolto la vita. E intanto, il paese ha pagato e paga ancora oggi le conseguenze di indagini a senso unico che hanno azzerato il ceto politico moderato, rallentato e inibito la capacita’ decisionale delle pubbliche amministrazioni, indebolito la grande impresa italiana. Adesso la carcerazione preventiva e’ stata sostituita dalla gogna preventiva. Si butta nella pubblica piazza con una violenza inusitata la presunta vita privata delle persone (presunta perche’ contenuti frammentari di intercettazioni e commenti di persone terze non offrono alcuna garanzia di veridicita’), e la si chiama ‘trasparenza’.
Abbiamo bisogno di giustizia, una giustizia che sia pero’ veramente giusta, che segua regole certe, assicuri l’inviolabilita’ dei diritti di tutti i cittadini compreso chi si trova ad essere oggetto di accuse, e offra le garanzie necessarie, a partire dall’imparzialita’ del giudice e dal rispetto del segreto istruttorio. Una giustizia nella quale i magistrati formulino ipotesi di reato e non si occupino di costruire operazioni finalizzate ad emettere sentenze di ordine morale. Chiediamo a tutti di aspettare, di sospendere il giudizio, di non farsi trascinare nella facile trappola del processo mediatico e sommario al Presidente del Consiglio, e chiediamo che si rispetti una vera presunzione di innocenza nei suoi confronti, finche’ il percorso di accertamento dei fatti sara’ completato. Ve lo chiediamo non solo perche’ e’ un elementare principio di civilta’ giuridica, ma anche perche’ noi all’immagine abietta del Presidente Berlusconi cosi’ come dipinta da tanti giornali non crediamo.
Noi conosciamo un altro Berlusconi, conosciamo il Presidente con cui abbiamo lavorato in questi anni, e che ci ha dato la possibilita’ di portare avanti battaglie difficili e controcorrente, condividendole con noi. Siamo certi che il tempo ci dara’ ragione: ma e’ di quel tempo che adesso c’e’ bisogno. Sarebbe assurdo e deleterio per il futuro dell’Italia consentire che, nell’attesa di un esito incerto della vicenda giudiziaria si producesse il danno certo di un cambiamento politico nel segno della conservazione sociale, della recessione economica e del relativismo etico come conseguenza di indagini asimmetriche che colpiscono alcuni risparmiando altri. Cio’ che non intendiamo invece tenere in sospeso e’ la responsabilita’ di noi, credenti e non credenti, impegnati convintamente nel Popolo della Liberta’. Non abbiamo alcuna intenzione di interrompere il lavoro politico e legislativo che ci vede dediti alla costruzione del bene comune, dalla difesa della famiglia alla liberta’ di educazione, dalle leggi in difesa della vita alla attuazione concreta del principio di sussidiarieta’.
Aspettiamo che la polvere e il fango si depositino, diamo tempo alla verita’ e alla giustizia’.”

giovedì 20 gennaio 2011

Il popolo non è bue

Gli anni passano, la storia va avanti, eppure i nodi che hanno «ingarbugliato» i fili del processo di crescita del nostro Paese, frutto dei retaggi ideologici del passato, riemergono non appena si profilano operazioni di cambiamento dellostatus quo che potrebbero destabilizzare equilibri precostituiti e minare diritti acquisiti. E così accade che, ogni qual volta si verifichi una spinta riformatrice volta a creare nuove opportunità di crescita e di sviluppo, si sollevino le grida e i proclami di coloro che, in nome di un passato che fu, non hanno alcuna intenzione di alzare bandiera bianca di fonte al proprio «orticello».
Di esempi in questo senso, in questi due anni e mezzo di legislatura, ce ne sono parecchi: il processo di privatizzazione di Alitalia, come sappiamo, scatenò un turbillon di proteste e ostruzionismi; in quell'occasione il Governo fu protagonista di un'operazione che pose finalmente fine ad una situazione che era stata ereditata dal passato, espressione di un sistema-Italia basato sullo sfruttamento di risorse pubbliche mediante l'indebitamento. In quell'occasione, furono molti i dipendenti che lottarono per difendere alcuni privilegi che avevano maturato e che erano slegati dal concetto di produttività.
La difesa dei diritti acquisiti, non legati al principio di merito, è stata oggetto, come sappiamo, anche delle battaglie di tanti docenti della scuola e dell'università, di tanti dipendenti delle amministrazioni pubbliche. In questi anni il Governo Berlusconi ha avviato un cambiamento culturale profondo, che si fonda su una politica che si propone di valorizzare la persona prima di tutto, di investire sul capitale umano come fonte di sviluppo del Sistema Paese. La ricchezza di una Nazione, infatti, dipende dalla capacità di ciascuno, lavorando per sé, di lavorare alimentando anche la crescita del prodotto comune, concorrendo così alla formazione sia dal capitale proprio che comune. E questo lo hanno capito anche la maggior parte dei dipendenti della Fiat.
In un contesto in cui, grazie alla politica del Governo, l'Italia, per far fronte alle sfide globali, ha deciso, pur tenendo ben saldo il principio della difesa della nostra identità, di imboccare la strada del cambiamento, vi è chi, con qualsiasi mezzo, vorrebbe «disarcionare» colui che è considerato il massimo responsabile della svolta politica che ha imboccato l'Italia dal '94 in poi. Di fronte ad una sinistra che, non avendo mai fatto i conti con il suo passato, si ritrova ora senza un'anima e un'identità, incapace di prendere posizione sui problemi che attanagliano la nostra società, ecco che, per sconfiggere Berlusconi, si allertano, ciclicamente, le Procure, secondo un copione le cui dinamiche, per gli «spettatori» italiani, sono ormai scontate.
E' dal biennio '92-'94, quando l'azione delle Procure si sostituì alla volontà del popolo, cancellando buona parte della classe politica, che, nei confronti di Berlusconi, assistiamo sempre al medesimo tentativo. Non sono bastate, in questi anni, le centinaia di perquisizioni e gli innumerevoli processi a cui è stato sottoposto, dai quali è sempre uscito pulito; non è bastata la sentenza della Consulta sul legittimo impedimento. Evidentemente, dopo il voto di fiducia del 14 dicembre, l'unica via per uscire dal vicolo cieco e ridare fiato a ipotesi di governi tecnici (la sola opportunità per i politicanti della Prima Repubblica di andare al potere) era quella extraparlamentare, ossia quella giudiziaria e a sfondo sessuale. Le ultime notizie pubblicate lunedì, giunte ai media prima ancora che, come previsto, le carte venissero messe a disposizione dei deputati della Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera, sostengono che Berlusconi gestirebbe addirittura un giro di prostituzione.
Che dire? Siamo alle solite. In nome dell'odio nei confronti di colui che ha sconfitto un approccio politico-culturale che faceva leva sul mantenimento dello status quo, vi è chi, secondo un'attitudine fortemente anti-italiana, non si fa alcun scrupolo a dare in pasto alla stampa internazionale accuse diffamanti, che non fanno altro che gettare fango sul nostro Paese. Il tutto, e questo provoca profonda amarezza, per salvaguardare il proprio «orticello» politico, per saziare i propri appetiti personali, che nulla hanno a che fare con il bene comune. Ma il popolo non è bue. 
di Aurora Franceschelli

BERLUSCONI: I P.M. CALPESTANO LA LEGGE


Ecco il testo del videomessaggio di Berlusconi trasmesso il 19 gennaio 2011 (per guardare il video, vai su
)http://www.promotoridellaliberta.it/
Care amiche, cari amici
oggi il Senato e la Camera hanno riconfermato la loro fiducia al Governo e lo hanno fatto su un tema delicato e di grande rilievo per i cittadini: la relazione al Parlamento del ministro Alfano sullo stato della giustizia in Italia. Le opposizioni hanno nuovamente messo insieme tutti i loro voti nel tentativo di fare cadere il Governo ma come è avvenuto il 14 dicembre scorso, hanno perso.
Se oggi fossimo stati sconfitti, la sinistra e il cosiddetto terzo polo sarebbero andati su tutte le reti televisive per sostenere l’inesistenza di una maggioranza e quindi per chiedere le inevitabili dimissioni del Governo.
Invece abbiamo vinto noi, con un margine di venti voti!!
Ecco perché considero il voto di oggi come quello del 14 dicembre: un voto di rinnovata fiducia a me ed al Governo che presiedo. Ma anche un voto di fiducia in materia di giustizia che arriva proprio mentre il Presidente del Consiglio è ingiustamente attaccato per l’ennesima volta in sede giudiziaria.
Ho avuto finalmente modo di leggere le 389 pagine dell’ultima vera e propria persecuzione giudiziaria, la ventottesima in 17 anni, che la Procura di Milano mi ha notificato con grande e voluto clamore nei giorni scorsi.
Le violazioni di legge che sono state commesse in queste indagini sono talmente tante e talmente incredibili che non posso non  raccontarvele perché possiate denunciarle e farvi portatori di un messaggio ai vostri amici di come si sta cercando di sovvertire il voto popolare.
Pensate che la mia casa di Arcore è stata sottoposta a un continuo monitoraggio che dura dal gennaio del 2010 per controllare tutte le persone che entravano e uscivano e per quanto tempo vi rimanevano.
Hanno utilizzato tecniche sofisticate come se dovessero fare una retata contro la mafia o contro la camorra.
Nella mia casa da sempre svolgo funzioni di governo e di parlamentare, avendolo addirittura comunicato alla Camera dei Deputati sin dal 2004, e la violazione che è stata compiuta è particolarmente grave perché va contro i più elementari principi costituzionali.
Ma questo comportamento è gravissimo anche per il comune cittadino perché gli toglie qualsiasi possibilità di privacy. Sappiate che la Procura di Milano mi ha iscritto come indagato soltanto il 21 dicembre scorso, guarda caso appena sette giorni dopo il voto di  fiducia del Parlamento, e quindi tutte le indagini precedenti erano formalmente rivolte verso altri ma sostanzialmente tenevano sotto controllo proprio la mia abitazione e la mia persona.
Tutto questo potrebbe capitare a chiunque di voi.
Inoltre i fatti che mi vengono contestati secondo la stessa Procura sarebbero stati commessi nella mia qualità di Presidente del Consiglio dei Ministri.
Come prescrivono la legge e la Costituzione, entro 15 giorni dall’inizio delle indagini la Procura avrebbe dovuto trasmettere tutti gli atti al Tribunale dei ministri, l’unico competente per tutte queste vicende.
E’ gravissimo, ancora, che la Procura voglia continuare ad indagare pur non essendo legittimata a farlo. Tra l’altro la Procura di Milano non era neppure competente per territorio. Infatti il reato di concussione mi viene contestato come se fosse stato commesso a Milano. Questo è palesemente infondato poiché il funzionario della questura che ha ricevuto la mia telefonata in quel momento era, come risulta dalle stesse indagini, a Sesto San Giovanni. Quindi la competenza territoriale era ed è del Tribunale di Monza. Come vedete una serie di violazioni impressionanti. Io vorrei andare immediatamente dai giudici per contrastare queste accuse e per ottenere una rapida archiviazione, ma non posso presentarmi a dei pubblici ministeri che non hanno competenza né funzionale né territoriale, anche per non avallare la illegittimità che sto denunciando.
Ripeto, io vorrei andare subito dai giudici proprio perché i fatti contestati sono talmente assurdi che sarebbe facilissimo smontare il teorema accusatorio. Pensate, mi si accusa di aver costretto o indotto il dirigente della questura ad intervenire sul fermo di questa ragazza, di Ruby.
Vi leggo le risposte del funzionario al pubblico ministero dove descrive la mia telefonata: “l’addetto alla sicurezza mi disse: dottore le passo il Presidente del Consiglio perché c’è un problema. Subito dopo il Presidente del Consiglio mi ha detto che vi era in questura una ragazza di origine nord africana che gli era stata segnalata come nipote di Mubarak e che un consigliere regionale, la signora Minetti, si sarebbe fatta carico di questa ragazza. La telefonata finì così”. Ma vi pare che questa possa essere considerata una telefonata di minaccia? Tutto ciò è assolutamente ridicolo.
Ma altrettanto assurdo è quanto si sostiene per la vicenda di Ruby dove mi si contestano rapporti sessuali con una ragazza minore di 18 anni. Questa ragazza ha dichiarato agli avvocati e mille volte a tutti i giornali italiani e stranieri che mai e poi mai ha avuto rapporti sessuali con me e che si era presentata, creduta da tutti come risulta da numerosissime testimonianze, come una egiziana ventiquattrenne, inoltre sia lei sia il suo avvocato hanno radicalmente smentito di aver richiesto o ricevuto offerte di denaro. E vi leggo quello che ha detto la stessa Ruby in una dichiarazione firmata e autenticata dai suoi avvocati: “Non ho mai avuto alcun tipo di rapporto sessuale con l’onorevole Silvio Berlusconi. Nessuno, né l’onorevole Berlusconi né altre persone, mi ha mai prospettato la possibilità di ottenere denari o altre utilità in cambio di una disponibilità ad avere rapporti di carattere sessuale con l’on. Silvio Berlusconi. Posso aggiungere che, invece, ho ricevuto da lui, come forma di aiuto, vista la mia particolare situazione di difficoltà, una somma di denaro. Quando ho conosciuto l’on. Berlusconi, gli ho illustrato la mia condizione personale e famigliare nei seguenti termini: gli ho detto di avere 24 anni, di essere di nazionalità egiziana (non marocchina), di essere originaria di una famiglia di alto livello sociale, in  particolare di essere figlia di una nota cantante egiziana. Gli ho detto anche di trovarmi in difficoltà per essere stata ripudiata dalla mia famiglia di origine dopo che mi ero convertita al cattolicesimo”.
Ecco perché vorrei fare il processo subito, con queste prove inconfutabili, ma con giudici super partes e non con P.M. che vogliono utilizzare questa vicenda come strumento di lotta politica.
Gli stessi P.M. che hanno ordinato con uno spiegamento di forze di almeno 150 uomini una imponente operazione di perquisizione contro ragazze colpevoli soltanto di essere state mie ospiti in alcune cene.
Queste perquisizioni nei confronti di persone che non erano neppure indagate ma soltanto testimoni sono state compiute con il più totale disprezzo della dignità della loro persona e della loro intimità. Sono state maltrattate, sbeffeggiate, costrette a spogliarsi, perquisite corporalmente, fotografati tutti i vestiti, sequestrati tutti i soldi, le carte di credito, i gioielli, i telefoni e i computer. Sono state portate in questura, alcune senza neppure poter chiamare un avvocato e tenute lì dalle otto di mattina fino alle otto di sera senza mangiare e senza poter avere alcun contatto con l’esterno. Trattate, dunque, come criminali in una pericolosa operazione antimafia.
Una procedura irrituale e violenta indegna di uno stato di diritto che non può rimanere senza una adeguata reazione.
Non c’è stata nessuna concussione, non c’è stata nessuna induzione alla prostituzione, meno che meno di minorenni. Non c’è stato nulla di cui mi debba vergognare. C’è solo un attacco gravissimo di alcuni pubblici ministeri che hanno calpestato le leggi a fini politici con grande risonanza mediatica.
Io sono sereno, state sereni anche voi perché la verità vince sempre. Il Governo continuerà a lavorare e il Parlamento farà le riforme necessarie per garantire che qualche magistrato non possa più cercare di far fuori illegittimamente chi è stato eletto dai cittadini.

Silvio Berlusconi

mercoledì 19 gennaio 2011

Sportello "100 tetti sotto il sole" alla SPES



COMUNICATO STAMPA


Da giovedì 20 gennaio dalle ore 17,00 alle ore 18,00 sarà aperto presso la nostra sede uno sportello informativo per chi intende utilizzare le opportunità del bando “100 tetti sotto il sole”. Sarà presente in sede un tecnico dell’azienda ETIS, che ha proposto l’iniziativa, sponsorizzata dalla SPES e dal Comune di Gioia del Colle, per il tutoraggio agli utenti nel predisporre la domanda e per rispondere ad eventuali quesiti in merito.
Avvertiamo inoltre gli utenti che è ripresa con i consueti orari l’attività del Comprorifiuti.
Si invia per opportuna diffusione. Cordiali saluti.

Gioia del Colle 16-01-20011

Responsabile della Comunicazione
Prof. Vito Buttiglione
 

domenica 16 gennaio 2011

BERLUSCONI: Volonta' persecutoria nei miei confronti


l testo del videomessaggio di Silvio Berlusconi trasmesso il 16 genaio 2011 
Per guardare il video in streaming vai su  http://www.promotoridellaliberta.it/
Cari amici,
alcuni noti PM della Procura di Milano  hanno effettuato una gravissima intromissione  nella  mia  vita privata,  effettuando una inaccettabile  schedatura  dei miei ospiti nella casa di Arcore, con l’individuazione di tutti i loro numeri telefonici, hanno  messo sotto controllo per  diversi  mesi i loro telefoni,  hanno  adottato un atteggiamento discriminatorio e umiliante  nei confronti di persone  che non hanno  alcuna  responsabilità se non quella di essere state  mie ospiti e di portarmi amicizia e affetto.
Ancora una volta  la giustizia è stata  piegata a finalità di carattere politico, con una volontà chiaramente persecutoria nei miei confronti.  A questi pubblici ministeri  non è  evidentemente piaciuto il voto di fiducia del 14 dicembre tanto che, subito dopo, mi hanno iscritto nel registro degli indagati.
A quegli stessi PM non è piaciuta nemmeno  la decisione della Corte Costituzionale al punto che,  il giorno successivo alla sentenza della consulta, con una tempistica perfetta,  hanno reso pubbliche le  loro  indagini.
Ed è gravissimo ed è inaccettabile che,  trascorsi 15 giorni, non abbiano man d ato gli atti  di queste  indagini al T ribunale dei Ministri, come prescrive la legge .
E’ gravissimo, inoltre,  che abbiano tentato di accedere ai locali della mia segreteria politica, per ricercare  poi  chissà cosa, visto che sostengono di avere prove così evidenti da poter richiedere  addirittura  il giudizio immediato.
In realtà, le accuse che hanno formulato nei miei confronti sono totalmente infondate e addirittura  risibili. Il  dirigente della Polizia che sarebbe stato  “concusso”  nega di esserlo mai stato ,
e  la persona minorenne nega di aver mai avuto avances né tantomeno rapporti sessuali e afferma di essersi presentata a tutti come ventiquattrenne, fatto avvalorato da numerosissime testimonianze.
La mia vita di imprenditore mi ha insegnato quanto sia difficile affermarsi per una persona giovane,  soprattutto agli inizi, perciò, quando posso cerco di aiutare chi ha bisogno.
In particolare,  conosco il  mondo dello spettacolo e so cosa vuol dire  e cosa succede a chi cerca  di lavorare in quell’ ambiente.
Nel corso della mia vita ho dato lavoro a decine di migliaia di persone e ne ho aiutate a centinaia .
Mai in cambio di qualcosa se non della gratitudine, dell’amicizia e dell’affetto. E continuerò a farlo.
E’ assurdo soltanto  pensare che io abbia pagato  per avere rapporti con una donna . E’ una cosa che non mi è mai successa neanche una sola volta nella vita.  E’ una cosa che considererei degradante per la mia dignità.
A me piace stare con i giovani,  mi piace ascoltare i giovani, mi piace circondarmi di giovani.
Alcune di  queste persone le conosco da diversi anni, altre da  meno tempo, ma di molte conosco la   situazione di disagio e di difficoltà economica.  Le ho aiutate in certe occasioni  e sono orgoglioso di averlo fatto.
Ho dato spesso incarico ai miei collaboratori di aiutarle per la loro casa, per le cure mediche, per l’educazione dei loro figli.  Non c’è mai stata,  lo ripeto, mai, alcuna correlazione fra denaro e prestazioni sessuali.
Ancora: sono destituite di ogni  fondamento le accuse a Emilio Fede,  a Lele Mora  e a Nicole Minetti.
Emilio Fede è  un amico carissimo da sempre. Lele Mora lo conosco da molti anni per il suo eccellente lavoro a Mediaset.  L’ho aiutato in un momento di grande difficoltà economica e di salute e sono orgoglioso di averlo fatto. So che, quando potrà, mi restituirà quanto gli ho prestato.
Nicole Minetti è una giovane donna brava e preparata, che sta pagando ingiustamente  il suo volersi impegnare in politica.
In un paese libero e democratico è inaccettabile che la P rocura faccia in modo che vengano divulgati  frammenti di telefonate private di tutte queste persone, che hanno osat o venire a casa mia.
Tra l’altro accade spesso, come è noto a tutti, che quando si parla al telefono si usino toni e modi diversi rispetto al dialogo diretto tra persone.
Certe frasi, pronunciate in tono magari scherzoso,  sono completamente diverse quando vengono lette sulla stampa nelle trascrizioni . E poi molto spesso nelle conversazioni private, tra amici,  ci si vanta  magari  per gioco  di cose mai accadute o si danno giudizi superficiali per amore della battuta.
E in più è inaccettabile che si facciano delle perquisizioni con metodi intimidatori nelle case di queste  persone ospiti,  sequestrando di tutto e di più,  conducendole poi per un intero giorno in questura
alla stregua di m alfattori e per di più impiegando in queste operazioni più di cento uomini, un impegno di forze degno di una retata contro un’organizzazione mafiosa.
E’ gravissima, è inaccettabile, è contro la legge, questa intromissione nella vita privata  delle persone.
Perché quello che i cittadini di una libera democrazia fanno nelle mura domestiche riguarda solo loro .
Questo è un principio valido per tutti e deve valere anche per me.
Del resto nessuno può essere rimasto turbato da quelle serate perché tutto si è sempre svolto  all’insegna della più assoluta  eleganza, del più assoluto decoro e tranquillità e senza nessuna , nessuna implicazione sessuale.
Tutti i partecipanti a quelle serate hanno rilasciato al riguardo dichiarazioni inequivocabili.
Del resto io, da quando mi sono separato, ma non avrei mai voluto dirlo per non esporla mediaticamente, ho avuto uno stabile rapporto di affetto con una persona che ovviamente era assai spesso con me anche in quelle serate e che certo non avrebbe consentito che accadessero a
cena, o nei dopo cena, quegli assurdi fatti che certi giornali hanno ipotizzato.
In conclusione, non si può andare avanti così.
Non è un paese libero quello in cui quando si alza il telefono non si è sicuri della inviolabilità delle proprie conversazioni. Non è un paese libero quello in cui alcuni magistrati conducono delle
battaglie politiche usando illegittimamente i loro poteri contro chi è stato democraticamente chiamato a ricoprire cariche pubbliche.
Non è un paese libero quello in cui una casta di privilegiati può commettere ogni abuso a danno di altri cittadini senza mai doverne rendere conto.
Occorre fare immediatamente le riforme, tra cui anche quella della giustizia,  che rendano il nostro  paese anche sotto il profilo della tutela dei diritti fondamentali di ogni cittadino simile alle
altre grandi democrazie.
Noi ci impegneremo strenuamente per fare tutte queste riforme.
Silvio Berlusconi

Tanto per "citare"

Ci piace "rilanciare" ai nostri visitors l'articolo del Giornale, pubblicato sul numero in edicola stamattina. E' molto "illuminante" sull'atteggiamento del Presidente della Camera.
"Fini lo sciacallo si sveglia: inno al partito dei giudici
La democrazia è in mano ai giudici. A questo punto davvero non serve neppure andare a votare. Per scegliere chi deve governare gli italiani basta una richiesta in tribunale. Valuteranno loro a chi affidare Palazzo Chigi. Il Parlamento, messa così, può anche sciogliersi. Chi sono i pretendenti alla repubblica delle manette? Tanti. Si va da Montezemolo alla Banca d’Italia. Intanto però i primi a cavalcare il messaggio sono in tre. Bersani come rappresentante dell’oligarchia sinistra della prima Repubblica. Casini come esperto navigatore di mezzo democristiano e il solito Gianfranco Fini, leader senza terra che trama per accaparrarsi i territori della destra. Il primo carica a testa bassa. Il secondo abbraccia Berlusconi con la speranza di soffocarlo: «Bene ha fatto a dire che si difenderà davanti ai giudici». Il terzo si muove come un fante sugli scacchi, obliquo. Tutti e tre hanno una sola strategia politica: speriamo di arrivare al potere senza passare dal voto.
L’illusione è sempre e solo quella: ribaltare tutto, disarcionare Berlusconi, con un colpo che arriva da fuori, con il fuoco di qualche cecchino in toga e la batteria mediatica. Il colpo della Boccassini era atteso. Fini ha scommesso tutto il suo futuro politico sulla magistratura. Ha capito che è l’unica arma che è in grado di giocarsi. Non è un caso che i suoi tre luogotenenti più rumorosi, Bocchino, Granata, Briguglio, non avevano fatto in tempo a lasciare il Pdl che già si erano iscritti al partito dei giudici. Gianfranco per un piccolo tempo ha provato a fare politica. Quando parlava di bioetica copiava Della Vedova, era il tentativo di darsi un’identità politica riconoscibile. Ma si vedeva che non era il suo pane. Ci ha provato con le imboscate parlamentari, sperando di abbattere il premier per sfinimento. Si è giocato tutto sulla sfiducia del 14 dicembre. E anche lì ha fallito. Ha sempre inseguito il golpe di palazzo, perché sa di non avere i voti. Come ha ammesso lo stesso Granata, il Fli si è sgonfiato, non c’è entusiasmo, latita, non conta, sembra l’Api di Rutelli. L’unica differenza è che i finiani sono più rancorosi. Gianfranco è un leader assente, sta troppo in vacanza, e più che alla politica pensa a fare il compagno della Tulliani. Molti hanno capito che come capo di partito ha perso smalto e carisma. Questa la situazione fino a due giorni fa. La sparata della Boccassini arriva appena in tempo. È una boccata di ossigeno e di speranza. Una nuova illusione per tirare a campare.
Fini questo lo sa. Infatti ha voluto ringraziare il partito dei giudici. Non ha attaccato Berlusconi con la disperazione viscerale di Bersani, che si è messo a urlare: vergogna, vergogna, il mondo ci guarda. Fini è più sottile di Bersani. Non attacca mai frontalmente, ma sempre in modo obliquo. Ecco allora il discorso alla nazione su quanto sono belli, buoni, bravi e fondamentali i giudici. Li ha accarezzati, li ha lisciati. Il patto con la magistratura finora gli ha risparmiato tutte le noie che toccano a Berlusconi. I suoi alleati togati hanno chiesto l’archiviazione del brutto affare di Montecarlo, dove Gianfranco è sempre indagato, cercando di far decantare le accuse, sperando nell’oblio. La corsia preferenziale è tutta per Berlusconi e il tam tam scatta sempre al momento giusto. È un cronografo svizzero e batte sempre il tempo della politica.
Le storie di Ruby Rubacuori sono quindi il supplemento di ottimismo di cui gli avversari del Cavaliere avevano bisogno. Eppure lo stesso Fini dovrebbe sapere che le voci di escort e prostituzione portano la firma di fonti ambigue. Davanti alla video confessione di Rachele il dubbio che fosse una bufala è stata la prima reazione. È una prostituta che si fa pubblicità con il presidente della Camera? Questo hanno scritto e detto giornali e tv. Quando tocca a Berlusconi non c’è mai il dubbio, si tira fuori subito il reato. Le parole della D’Addario erano una sentenza, quelle di Ruby, che lo scagiona, una falsa testimonianza. La condanna è pronta. Mignottocrazia. Favoreggiamento. Il Cavaliere è colpevole sino a prova contraria."
di Salvatore tramontano
n.d.r. No comment