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lunedì 10 agosto 2009

Il nuovo volto dell'Italia





Il Governo sta cambiando il volto dell'Italia. Ciò che balza agli occhi di questi 14 mesi di Esecutivo di Silvio Berlusconi è la percezione che le crisi, i difetti strutturali che il nostro Paese si porta con sè ormai da anni, possono essere sanati. Ed è questo un cambiamento culturale nella prassi di governo che plasma una linea politica che ha nella sensibilità ai bisogni degli italiani la chiave del futuro del nostro Paese: dall'Alitalia all'emergenza rifiuti di Napoli e di Palermo, dagli influssi negativi della crisi economica globale al terremoto dell'Aquila.

Spesso molti governi sia della Prima Repubblica che della sinistra ci avevano abituato, conditi da un mix ideologico derealizzato, a gestire l'amministrazione corrente preoccupandosi più dei fabbisogni delle propria classe dirigente e delle clientele al seguito: procrastinare al poi le deficienze del nostro sistema sociale ed economico era diventata un'abitudine. Ed il lamento dell'italiano, che con l'arte di arrangiarsi costruiva il proprio futuro, suonava ormai come un disco rotto.

La rivoluzione Berlusconi ha introdotto un nuovo linguaggio politico da cui scaturisce una cultura della prassi di governo fondata sui programmi. La politica degli anni '90 fece un bagno di realtà e la rivoluzione berlusconiana cambiò alla radice il rapporto tra eletto ed elettore come anche l'approccio nelle relazioni geopolitiche sullo scacchiere internazionale. Oggi che il compimento di quel percorso si realizza nel passo di unificazione del popolo moderato che scelse la scesa in campo di Berlusconi con il Popolo della Libertà viviamo gli effetti di quella rivoluzione che si produsse sulla spinta creativa e sull'amore per il proprio Paese e per il proprio popolo.

In politica interna come in politica estera l'Italia pare godere di un risveglio che, considerata la circostanza storica, trova nello sviluppo del suo sistema una peculiarità che lo porta a crescere, secondo l'Ocse, il 4,4% su base annua, 2,6 punti percentuali sopra la Francia. La fiducia è il mastice che unisce il margine di rischio alla crescita economica. E l'Italia sta gettando il cuore oltre l'ostacolo grazie non solo allo spirito costruttivo del nostro popolo ma anche e soprattutto grazie alla presenza di uno Stato che è deve essere vicino ai suoi cittadini, adibendosi a scudo di fronte alle vicissitudini della realtà globale, ad arbitro di fronte alle ingiustizie ed alle disparità sociali, garantendo la sicurezza, principio fondamentale su cui si incardina la convivenza sociale, e favorendo le potenzialità del tessuto socio-economico anche attraverso le peculiarità che offre il Belpaese con lo sviluppo del settore turistico.

Si deve a Silvio Berlusconi se, oggi, lo Stato italiano riacquisisce la sua dignità di fronte al suo popolo, poiché la prassi del suo governo ha restituito credibilità alle sue istituzioni; lo si riscontra in politica interna, dove il ruolo della Protezione civile e delle forze dell'ordine riscuotono la fiducia degli italiani che hanno accolto favorevolmente i 4250 militari nelle città; lo si evince in politica estera, in cui il governo italiano si è contraddistinto nella risoluzione di crisi come nel caso del conflitto tra la Georgia e la Federazione Russa ed è stato decisivo nell'elezione di Rasmussen al segretario della Nato evitando la crisi dell'organizzazione, ma, soprattutto, si è distinto nelle relazioni internazionali come è accaduto in occasione del G8 italiano dell'Aquila, dove i capi di Stato - lo stesso Gordon Brown lo comunica in una sua missiva al Presidente Berlusconi - hanno avuto un opinione dell'Italia diversa da come spesso veniva dipinta un tempo, ossia come «italietta».

Il nuovo volto, quindi, dell'Italia si incarna nell'azione di Silvio Berlusconi, nella sua creatività e nel suo spirito di intrapresa, scevro da ogni retaggio ideologico, convinto che i rapporti personali nel panorama internazionale possano superare ogni diffidenza creatasi nel passato, come nel caso della Libia, in cui la raggiunta amicizia tra i due paesi ha aperto le possibilità di commesse per le nostre aziende, vedi Finmeccanica, permettendo di rinnovare anche contratti energetici fondamentali per il nostro Paese come quello tra l'Enel e la Libia e consentendo l'acquisizione di capitali esteri sul nostro territorio.

Nella conferenza stampa di venerdì Silvio Berlusconi ha delineato le azioni ed i provvedimenti più importanti del nostro governo in questi 14 mesi, affrontando anche una questione cruciale per il nostro Sistema Paese, ossia il fattore energetico. Il governo, oltre ad aver deciso di ritornare al nucleare è stata determinante nella realizzazione di gasdotti come il South Stream e di oleodotti che garantiscano una fornitura energetica continuativa, ovviando a problematiche geopolitiche che potrebbero mettere a rischio l'erogazione per il nostro Paese e per l'Europa stessa.

La rivoluzione berlusconiana ha coinvolto anche il modus operandi delle nostre ambasciate che, oggi, sono un punto di riferimento per le nostre imprese all'estero. Ma non solo, scegliere l'Aquila, divenuta il cratere del terremoto, come il centro del summit delle economie del mondo nel G8 è stato il lampo di genio del Presidente, che ha nell'intuito il tratto distintivo della sua azione politica. Anche la ricostruzione dopo il terremoto abruzzese passerà alla storia per i suoi tempi di realizzazione ristretti da turni di lavoro a ritmo serrato messi in campo da squadre di operai che si alternano ciclicamente e per il modo con cui sono stati progettati e dislocati in adiacenza gli edifici preesistenti congrui allo stesso Sky line: avremo 30000 persone che prenderanno casa dopo qualche mese.

Governare, oggi, significa assumersi la responsabilità di poter rispondere ai bisogni ed alle istanze del proprio popolo. E gli italiani hanno capito che la maggioranza di Silvio Berlusconi è l'unica alternativa possibile di governo per il nostro Paese. Lo hanno dimostrato in tutti gli appuntamenti elettorali che si sono svolti in questi mesi con le politiche del 2008, con la conquista del Comune di Roma, delle regioni della Sardegna, dell'Abruzzo, della Sicilia, del Friuli Venezia Giulia e delle elezioni europee, appuntamento che ha penalizzato tutti i governi in carica al di fuori di quello italiano. Se oggi il 68% degli italiani ha fiducia in Silvio Berlusconi, si comprende quanto siano stati vani gli attacchi meschini e «gossippari» di una sinistra che non ha compreso ancora, dopo 15 anni, l'innovazione culturale e politica della rivoluzione berlusconiana.

Alessandro Gianmoena
gianmoena@ragionpolitica.it

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