"Poniamo il problema della contraddizione fra il ruolo di presidente della Camera e quello di leader politico non perche’ egli e’ stato eletto dalla maggioranza di centrodestra con la quale e’ subentrato un qualche dissenso, ma perche’ e’ venuta meno la distinzione dei ruoli di presidente della Camera e di leader politico. Oggi il presidente Fini e’ a tal punto in servizio permanente effettivo sul piano politico da organizzare la scissione proprio del gruppo parlamentare del Pdl".
Lo ha affermato il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto, che al termine della riunione dei capigruppo ha illustrato la sua posizione ai giornalisti.
"Questo ruolo politico e’ cosi’ di prima linea che il presidente Fini ha addirittura affermato che il retroterra politico-partitico del gruppo del Pdl che rimane il gruppo di maggioranza relativa, non esiste piu’, e’ morto. Nel passato nessun presidente della Camera, pur essendo stato o essendo un leader di partito, si e’ spinto a questo punto, quello di organizzare la scissione del suo gruppo parlamentare o di dichiarare appunto che il partito da cui deriva quel gruppo e’ morto e non esiste piu’. La questione che si pone non riguarda quindi l’appartenenza politica e partitica dei presidenti della Camera, la loro partecipazione ai congressi e alle riunioni degli organi dei rispettivi partiti o a manifestazioni pubbliche. Che, pero’, il problema di una chiara distinzione dei ruoli esiste, e’ stato affermato dallo stesso presidente Fini in occasione delle recenti elezioni regionali alle quali egli non ha sostanzialmente partecipato. Adesso pero’ questa impostazione e’ stata del tutto rovesciata.
Il problema della contraddizione dei ruoli nasce invece quando il presidente della Camera sovrappone impropriamente il proprio ruolo istituzionale con quello di leader politico, quando presiedendo l’assemblea o durante conferenze ed incontri interviene nel merito dei provvedimenti del governo e della maggioranza; quando manca qualsiasi self-restraint nelle proprie esternazioni politiche e utilizza invece l’ascolto che doverosamente viene attribuito alle esternazioni della terza carica istituzionale per intervenire ripetutamente e pesantemente nella dialettica interna di uno schieramento politico, nel nostro caso della maggioranza di centrodestra". "Quando l’onorevole Fini arriva addirittura a disconoscere l’esistenza del maggior partito rappresentato nella Camera che egli presiede dimostra chiaramente di svolgere un ruolo di parte, incompatibile con il ruolo di garante che deve caratterizzare la presidenza di un ramo del Parlamento. Per fare un riferimento al passato sarebbe stato inimmaginabile che l’onorevole Iotti, che pure continuava a svolgere un’attivita’ politica nel suo partito, potesse affermare che il maggior partito, la Dc, o il Psi o il Pci erano morti e non esistevano piu’? E che cosa sarebbe successo se il presidente della Camera avesse detto che e’ morto il Partito democratico e l’Italia dei Valori? Inoltre l’articolo 8 del Regolamento afferma ’il presidente rappresenta la Camera’, ma come puo’ rappresentarla se afferma che un gruppo fa parte di un partito che e’ morto?
Questa sovrapposizione cosi’ marcata e insistita dei ruoli -ha detto ancora il capogruppo del Pdl alla Camera- priva la presidenza Fini dei requisiti che stanno alla base dell’equilibrio istituzionale fondato su una collocazione super partes del presidente della Camera. Allora sul piano politico e dei rapporti istituzionali e’ diritto-dovere della maggioranza e del maggior partito presente in Parlamento, che perdipiu’ e’ investito da questa azione politica, porre e sottolineare con forza tale grave anomalia istituzionale affinche’ il presidente della Camera vi rifletta e ne tragga le conseguenze, svolgendo cosi’ in piena liberta’ il suo ruolo di leader politico quotidianamente impegnato nelle battaglie e nelle polemiche politiche. "Cio’ diciamo a prescindere appunto dal fatto che l’onorevole Fini non e’ stato eletto con i voti dell’intera Assemblea. Con sensibilita’ istituzionale nel 1969 l’onorevole Sandro Pertini, di fronte al fallimento della riunificazione fra il Psi e il Psdi e al mutamento degli equilibri di governo, per coerenza politica si dimise dalla carica di presidente della Camera. E’ evidente, dunque, che tutto cio’ apre non solo una polemica politica, ma determina un autentico squilibrio istituzionale che non possiamo non sottolineare perche’provoca una situazione di crisi assai seria nell’intero sistema"
Nessun commento:
Posta un commento