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Sito di informazione politica
della sede di Gioia del Colle

giovedì 29 aprile 2010

Convocato per il 30 aprile alle 9,00 il Consiglio Comunale

OGGETTO: Convocazione Consiglio Comunale .

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

VISTE le richieste del Sindaco in data 7.4.2010, 14.4.2010 e 22.4.2010;SENTITA la Conferenza dei Capigruppo; VISTO il regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale;VISTO lo Statuto Comunale; CONVOCA

il Consiglio Comunale di Gioia del Colle in seduta ordinaria ed in 1^ convocazione per il giorno 30 APRILE 2010 alle ore 09,00, e nel caso non si raggiunga il numero legale in 2^ convocazione per il giorno 3 MAGGIO 2010 alle ore 09,00 nella sala consiliare di palazzo San Domenico, per la trattazione dei seguenti argomenti:

SEDUTA PUBBLICA

1 - Proposta

OGGETTO: PRESA D'ATTO ED APPROVAZIONE VERBALE SEDUTA CONSILIARE DEL 25 MARZO 2010.

2 - Proposta

OGGETTO: PRESA D'ATTO APPROVAZIONE, DA PARTE DELLA REGIONE PUGLIA, DEL PIANO SOCIALE DI ZONA 2010 / 2012 - AMBITO DI GIOIA DEL COLLE, CASAMASSIMA, TURI E SAMMICHELE DI BARI .

APPROVAZIONE ACCORDO DI PROGRAMMA CON LA ASL BA PER LA PROGRAMMAZIONE E LA REALIZZAZIONE DEI SERVIZI SOCIO-SANITARI INTEGRATI CON IL PIANO DI ZONA 2010/2012.

3 - Proposta

OGGETTO: APPROVAZIONE RENDICONTO DI GESTIONE RIFERITO ALL'ESERCIZIO FINANZIARIO 2009.

4 - Proposta

OGGETTO: VARIAZIONE AL BILANCIO DI PREVISIONE ANNUALE 2010 E PLURIENNALE 2010/2012.

5 - Proposta

OGGETTO: VARIAZIONE AL BILANCIO DI PREVISIONE 2010. DESTINAZIONE PARTE DELL'AVANZO DI AMMINISTRAZIONE.

6 - Proposta

OGGETTO: MODIFICA ART.2 DEL REGOLAMENTO DELLE BOTTEGHE STORICHE DEL COMUNE DI GIOIA DEL COLLE

7 - Proposta

OGGETTO: ARTICOLO 16, COMMA5, DEL CONTRATTO DI SERVIZIO TRA IL COMUNE DI GIOIA DEL COLLE E LA SPES GIOIA SPA APPROVATO CON DELIBERA C.C. N. 68 DEL 22.10.2002. NOMINA CONSIGLIERI COMUNALI.

8 - Proposta

OGGETTO: GESTIONE IMPIANTI SPORTIVI. NOMINA COMMISSIONE DI CONTROLLO.

9 - Proposta

OGGETTO: RIQUALIFICAZIONE ATTRAVERSAMENTO FASCIO FERROVIARIO RFI - TRATTA BARI/TARANTO NELL'ABITATO DI GIOIA DEL COLLE. INTERVENTO COORDINATO DI POTENZIAMENTO E RIQUALIFICAZIONE ARCHITETTONICA E AMBIENTALE DEI COLLEGAMENTI PEDONALI E VIABILISTICI A SCAVALCO DEL FASCIO FERROVIARIO BA-TA. APPROVAZIONE VARIANTE URBANISTICA AI SENSI DEGLI ARTT. 6 E 12 DELLA L.R. N°3/2005 - APPROVAZIONE PROGETTO DEFINITIVO RELATIVO ALLA REALIZZAZIONE DELL'INTERVENTO A)

10 - Proposta

OGGETTO: RIQUALIFICAZIONE ATTRAVERSAMENTO FASCIO FERROVIARIO RFI - TRATTA BARI/TARANTO NELL'ABITATO DI GIOIA DEL COLLE. INTERVENTO COORDINATO DI POTENZIAMENTO E RIQUALIFICAZIONE ARCHITETTONICA E AMBIENTALE DEI COLLEGAMENTI PEDONALI E VIABILISTICI A SCAVALCO DEL FASCIO FERROVIARIO BA-TA. APPROVAZIONE VARIANTE URBANISTICA AI SENSI DEGLI ARTT. 6 E 12 DELLA L.R. N°3/2005 - APPROVAZIONE PROGETTO DEFINITIVO RELATIVO ALLA REALIZZAZIONE DELL'INTERVENTO B)

11 - Proposta

OGGETTO: "PROPOSTA DI ESENZIONE PAGAMENTO ICI AREE FABBRICABILI ZONA INDUSTRIALE D/1". INTERPELLANZA CONSILIARE AI SENSI DELL'ART.34 DEL REGOLAMENTO DEL C.C. PRESENTATA DAL CONSIGLIERE TOMMASO BRADASCIO.

Il Presidente del Consiglio
Avv. Filippo Gianfranco Tisci

venerdì 23 aprile 2010

DIREZIONE NAZIONALE: Il documento finale

La Direzione Nazionale del Popolo della Libertà sottolinea la vittoria del Centrodestra nelle recenti elezioni regionali e amministrative, con un risultato storico: oggi 40 milioni di italiani sono governati a livello regionale dal Centrodestra, contro i 18 milioni amministrati dal centrosinistra.
Il Centrodestra si è confermato maggioranza nel Paese in modo inequivocabile e il Popolo della Libertà si è riaffermato come la prima grande forza politica nazionale: questo è vero al Nord dove il Popolo della Libertà ha agito in alleanza ma anche in competizione positiva con la Lega; ed è vero nel Centro-sud, dove ha dimostrato di possedere un forte radicamento territoriale.

Tutto ciò rende paradossali alcuni aspetti della polemica interna sviluppatasi in questi giorni: tensioni all’interno delle grandi forze politiche possono manifestarsi, ma è incomprensibile che vengano provocate all’indomani di una grande vittoria, dopo due anni di successi in tutte le consultazioni elettorali e dopo due anni di grandi risultati dell’azione di governo certificati dal costante consenso dei cittadini, unico caso in Europa, durante un periodo di grave crisi economica in contro tendenza rispetto alla sfiducia che ha colpito tutti gli altri governi.
Anche il confronto che si è svolto durante i lavori della Direzione ha rivelato come certe polemiche pubbliche fossero pretestuose e comunque non commisurate ad un dibattito responsabile e costruttivo.

Nei prossimi tre anni il governo, la maggioranza e il Popolo della Libertà completeranno la realizzazione del programma che ci impegna principalmente
1. a ridurre e a razionalizzare la spesa pubblica,
2. a realizzare una riforma del sistema fiscale con l’obiettivo di ridurre le tasse, compatibilmente con i vincoli di bilancio,
3. a sostenere le famiglie, il lavoro, le imprese,
4. a proseguire nella riforma e nella digitalizzazione della Pubblica amministrazione,
5. a realizzare un Piano per il Sud,
6. ad ammodernare e potenziare il sistema delle grandi infrastrutture,
7. a realizzare una riforma organica del sistema giudiziario,
8. a realizzare le riforme istituzionali, ivi compresa la modifica dei regolamenti parlamentari,
9. a proseguire nella lotta alla criminalità organizzata che ha già prodotto risultati mai raggiunti nella storia della Repubblica.

Siamo convinti che una forte ed autorevole leadership, quale quella assicurata dal Presidente Berlusconi, garantirà il raggiungimento di tutti questi obiettivi. La leadership forte è ormai un tratto caratteristico dei moderni sistemi politici e gli italiani certo non rimpiangono le leadership deboli e i governi instabili del passato. Del resto i risultati elettorali ne sono una conferma e la stabilità rafforza altresì il prestigio internazionale dell’Italia.


Una leadership forte non significa affatto rinunciare al dibattito libero e democratico che è anzi previsto dallo Statuto ed è testimoniato sia dalle innumerevoli iniziative politiche e culturali, dal grado di libertà che connota il dibattito interno nelle sedi delegate e nelle riunioni dei gruppi parlamentari, sia dall’esistenza di fondazioni, riviste, centri di riflessione e di elaborazione. Tutte le scelte politiche, anche quelle che hanno riguardato le candidature per le elezioni regionali e l’alleanza con altre formazioni politiche, sono state compiute dall’Ufficio di Presidenza attraverso un dibattito dei suoi trentasette componenti aperto e libero.

In un grande partito democratico si deve poter discutere di tutto, ma a due condizioni: che non si contraddica il programma elettorale votato dagli elettori e che, una volta assunta una decisione negli organi deputati, tutti si adeguino al risultato del voto.

Il Popolo della Libertà non può contravvenire ai principi di quella democrazia degli elettori che ha fortemente voluto e che impone che il patto stipulato con i cittadini al momento del voto sul programma sia vincolante. Rispetto a quel patto non sono possibili deroghe: come è stato ribadito anche a piazza San Giovanni lo scorso 20 marzo dal Popolo della Libertà.

Così come non sono possibili deroghe rispetto alla nostra Carta dei Valori che è la stessa della grande famiglia del Partito Popolare Europeo e che enuncia i nostri valori fondamentali che sono: la dignità della persona, la libertà e la responsabilità, l’eguaglianza, la giustizia, la legalità, la solidarietà e la sussidiarietà.

I temi che non rientrano nel programma elettorale e di governo possono essere invece oggetto di dibattito e di discussione nell’ambito degli organismi statutari. Non vi è nulla di negativo se in quella sede emergono opinioni diverse. Purché sia chiaro a tutti che il principio della democraticità del dibattito non esonera dalla responsabilità di assumere decisioni finali. E che una volta che tali decisioni siano state assunte, all’unanimità o a maggioranza, esse acquistano carattere vincolante per chiunque faccia parte del PdL, sia che le abbia condivise, sia che si sia espresso in dissenso.

In tal senso questa Direzione Nazionale dà mandato al Presidente e ai Coordinatori di assumere ogni iniziativa utile ad assicurare la realizzazione del programma e delle decisioni assunte dagli organi statutari, stabilendo il rispetto delle decisioni votate democraticamente.


Quando gli italiani che amano la libertà, che vogliono restare liberi, che non si riconoscono nella sinistra, si riunirono sotto un solo simbolo e una sola bandiera, scelsero che su quel simbolo e su quella bandiera ci fosse scritto “Popolo della Libertà” e non “Partito della libertà”.
Il riferimento al “popolo” deve quindi essere un principio costante dell’azione politica del Popolo della Libertà che deve sempre più radicarsi sul territorio e incardinarsi nella storia d’Italia. Non siamo un vecchio partito. Non vogliamo dividere ma unire. Siamo al servizio del popolo italiano e del suo bene comune. Le ambizioni dei singoli non possono prevalere sull’obiettivo di servire il popolo italiano.
Del pari le “correnti” o “componenti” negano la natura stessa del Popolo della Libertà ponendosi in contraddizione con il suo programma stipulato con gli elettori e con chi è stato dagli stessi elettori designato a realizzarlo attraverso il governo della Repubblica.

La Direzione Nazionale del Popolo della Libertà approva quindi le conclusioni politiche del Presidente Silvio Berlusconi e gli conferma il proprio pieno sostegno e la propria profonda gratitudine.

giovedì 22 aprile 2010

BERLUSCONI: Sentendo Fini mi sembrava di sognare


Un breve filmato dell'intervento di Berlusconi

"Mi sembrava di sognare. Da Gianfranco Fini sono arrivate oggi una serie di domande, di sollecitazioni. Magari fosse stato cosi’ nei mesi appena passati. Io non ho mai ricevuto una sola richiesta sui temi sollevati ne’ da uomini di An ne’ dal coordinatore La Russa, uomo di collegamento con AN". Lo ha affermato Silvio Berlusconi, rispondendo a Gianfranco Fini alla Direzione Nazionale del Pdl.


Dopo aver valutato positivamente la proposta di Fini di formare un gruppo di lavoro sui decreti attuativi del federalismo fiscale, coinvolgendo i governatori del Pdl, circa i rapporti con la Lega, Berlusconi ha risposto:
"La Lega e’ un partito radicato sul territorio: tutti gli uomini della Lega devono rendere conto al partito su cio’ che fanno sul territorio. Anche noi non dobbiamo piu’ pensare al sabato e alla domenica come giorni di vacanza e per la famiglia: dobbiamo impegnarci a lavorare sul territorio il sabato e la domenica".


Quanto alla spaccatura del PdL in Sicilia, Berlusconi ha precisato:
"Abbiamo deciso, in presenza di una campagna elettorale, di sospendere ed affrontare il problema della Sicilia dopo le elezioni regionali. Tu hai autorizzato i tuoi uomini a partecipare (all’organizzazione del PdL Sicilia, n.d.r) ci sono otto uomini tuoi".


In relazione all’organizzazione del PdL, Berlusconi ha replicato a Fini:
"Allora, diciamoci tutto... Mi hai detto davanti a Letta che ti eri pentito di aver dato vita al Popolo della Liberta’ e che avevi intenzione di fondare un gruppo autonomo".


A proposito delle accuse lanciate da Fini a ’Il Giornale", di proprietà del fratello del presidente Berlusconi,
la risposta del premier è stata: " Non parlo con il direttore del ’Giornale’ e non ho alcun modo di influire e ho convinto mio fratello a metterlo in vendita. Mi sono distinto pubblicamente dalle posizioni del Giornale.
Se c’e’ qualche imprenditore vicino a te puo’ entrare nella compagine azionaria. E comunque mi sembra che le critiche piu’ forti nei tuoi confronti vengano da ’Libero’ il cui editore, Angelucci, proviene da An e mi risulta essere un tuo amico".



Silvio Berlusconi ha tenuto il punto anche sulle critiche sollevate da Fini in relazione alla presunta fredezza del governo sulle celebrazioni dei 150 anni dell’Unita’ d’Italia:
"Abbiamo gia’ predisposto un piano di celebrazioni che partira’ nel prossimo maggio dallo scoglio di Quarto, con la partecipazione anche del presidente della Repubblica. Inoltre abbiamo fatto accordi con la Rai per promuovere con il governo un ciclo di trasmissioni il cui obiettivo e’ quello di divulgare l’anniversario dell’Unità d’Italia. Se c’e’ un tema sul quale non accettiamo che ci siano critiche, e’ quello sui 150 anni dell’Unita’ d’Italia".



Replicando alla critica mossa da Fini circa la mancata cancellazione delle Province, Berlusconi ha replicato: "Nel programma c’e’ scritto che aboliremo le Province inutili, cioe’ quelle che ricadono sulle citta’ metropolitane, come ad esempio nel caso di Roma o Milano, ma abbiamo fatto un calcolo e abolendo le Province si risparmiano solo 200 milioni, perche’ tutto passa poi alle Regioni a livello di personale o competenze. E’ troppo poco per iniziare una manovra che scontenterebbe i cittadini e ne e’ una prova il fatto che ci chiedono nuove Province". Ma, ha assicurato il premier, "non concederemo piu’ nessuna nuova provincia".



Silvio Berlusconi ha infine invitato Gianfranco Fini a lasciare la carica di residente della Camera se vuole fare politica. "Dichiarazioni di contenuto politico non si convengono a chi presiede una istituzione super partes. Un presidente della Camera non deve fare dichiarazioni politiche. Se le vuoi fare devi lasciare la carica, ti accoglieremo a braccia aperte nel PdL".



martedì 20 aprile 2010

COSTRUIRE È MEGLIO CHE DISTRUGGERE

Proponiamo ai visitors del nostro blog un intervento del coordinatore nazionale del Popolo della Libertà e ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi, pubblicato su «Il Giornale» del 18 aprile.

Le novità scaturite dal colloquio tra Berlusconi e Fini, per quanto irreali, rappresentano senza dubbio un grave problema politico. Il mio caro amico Giuliano Ferrara da tempo considera il ruolo di Gianfranco Fini potenzialmente positivo nell'ambito del rafforzamento del Pdl e del compimento, in Italia, di una matura democrazia dell'alternanza. Anch'io che, al pari di Giuliano, concepisco la politica come appassionato confronto delle idee nell'ambito di un processo storico di progresso della nostra democrazia, ho salutato inizialmente con speranza il ruolo di Fini nel promuovere nuove idee e nuove proposte nell'ambito di un arricchimento della piattaforma politica del centrodestra. Più volte ho cercato di preparare la cornice di un confronto e di contribuire ad un dibattito che consentisse al Pdl di compiere un ulteriore passo in avanti verso il ruolo di partito moderato, nazionale, pienamente inserito nell'ambito del popolarismo europeo. A un certo punto, tuttavia, rispetto a questa prospettiva virtuosa, la traiettoria di Fini ha imboccato una strada diversa, una spirale destinata, come più volte avevo messo in guardia, a determinare fratture anche gravi piuttosto che il necessario rafforzamento del partito.

Il problema di fondo riguarda la natura del confronto. Ci può essere, infatti, una dialettica democratica che, partendo da un'intesa di fondo e dal riconoscimento dei traguardi ottenuti insieme nel corso di più di un decennio, produce risultati positivi e innovativi. Si può dare però anche una dialettica politica che, invece di presupporre una storia condivisa e un comune investimento nel futuro del partito, presupponga la prefigurazione di strade destinate a separarsi, a partire da un nucleo divergente di valori e di prospettive politiche. A me pare che quest'ultimo sia il confronto che insistentemente il nucleo di intellettuali vicini a Fini e in alcuni caso lo stesso Fini abbiano sin qui privilegiato. Questo è il punto decisivo di disaccordo: come si possa concepire un confronto che si sviluppi non in continuità politica, ideale e programmatica con l'opera del suo fondatore, bensì in radicale alternativa ad esso.

Tutto il ragionamento di Farefuturo, ad esempio, è su questa lunghezza d'onda: dimostrare che «il finismo è altro dal berlusconismo», che «un'altra destra, un'altra politica, un'altra Italia» è possibile dopo che finirà, per riprendere l'auspicio di Alessandro Campi, l'incantesimo che avvolge l'Italia. E qui si avverte chiaramente un vero e proprio fastidio, una viscerale avversione nei confronti dell'attuale destra e delle truppe vocianti del Cavaliere. Il confronto all'interno del Pdl è il pretesto non per rafforzare e migliorare l'offerta del nostro partito, ma per immaginare e costruire un futuro diverso per il Pdl, inteso come «alternativo al berlusconismo declinante e al leghismo trionfante».

Ecco, io sono convinto che questo approccio sia non solo infondato, ma rovinoso per il confronto che si apre nel nostro partito, come le ultime vicende purtroppo dimostrano. Infondato e rovinoso perché non prevede un necessario lavoro comune che, pur nelle differenze, conduca ad un esito, ad un'unità più alta, a possibili cambiamenti, a innovazioni auspicabili e possibili. No, si tratta di un percorso che scommette sulla frattura, sullo scarto, sull'ipotesi di una storia nuova e diversa rispetto a quella nella quale siamo impegnati, con tutti i nostri limiti e difetti. Spero di sbagliarmi, naturalmente, perché anch'io, come tanti altri amici e militanti di questo partito, non tifo per la rottura bensì per l'unità, a condizione però che il patrimonio politico che abbiamo contribuito a costruire in questi anni accanto al presidente Berlusconi non venga considerato un'anticaglia da buttare alle ortiche o una bruttura di cui vergognarsi. Ciò che ha reso possibile nella storia italiana Silvio Berlusconi è talmente grande e importante che merita rispetto. E merita soprattutto un giudizio obiettivo e un'opera politica sapiente che sappia assumerla pienamente prima di proporsi di superarla e di inverarla in un contesto politico e temporale diverso.

Per questo, quando leggo molte dichiarazioni di Gianfranco Fini o quando ho dovuto ascoltare l'intervento di Italo Bocchino pronunciato all'ufficio di presidenza, avverto un sentimento di profonda tristezza, che deriva non solo da un'analisi politica, ma più ancora da una considerazione umana e sentimentale rispetto ai meriti storici e alla statura personale di Berlusconi, assaliti senza alcuna nobiltà e verità.

Sandro Bondi